Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

338 U. Ojetti II premio di Viareggio a Corrado Tumiati. 23 agosto. Che qui dove prima ,sono appa,rsi i Tetti rossi di Tumiati e le << Vetrine d'un mondo nuovo», il premio di Viiaregg,io sia stato a:C– colto oon un consenso cordiale, questo è logico. Ma il nostro applaui:,o ha anche ragioni meno casalinghe. E la prima è che Corrado Tumiati non è un letterato di professione. Dirà qualche malizioso che anche per que– sto ha avuto il premio: perché la giuria scegliendo un medic:o ha evitato l'urto e le vendette dei letterati veri e .:propri. Noi l'intendiamo, in un altro modo. Per noi questo premio vuol essere anche un invito a chi non è romanziere, critico, giornalista, saggista, a s1crivere con cordiale sem– plicità e buona lingua libri che non sieno di stretta tecruica e dottrina e perciò destinati solo ai cari e aborriti colleghi; un invito agli uomini d'ogni mestielìe di tornare ad aprire qualche volta le finestre per guar– t!are il mondo di fuori, essendo questo il primo segno d'una letteratura di buona s,alute : che non è fatt~L ,solo dai letterati, ma da tutti i citta– dini d'ingegno e di cuore, ,scienziati, viaggiatori, missionari, industriali, filosofi, attori, merca,nti, artisti, politici, drplomatici, e ma-gari santi e sante. E tale è stata per secoli la letteratura nostra da san FranceS!Co al Magnifico, dal Passavanti al Galileo, Ila san Bernardino al Gellini, dal Sassetti al Redi, da ·santa Ohiara a Michelangiolo, da Leonairdo a,l •Rosmini. Basterebbe pensare ai racconti di viaggio che una volta erano la no– stra prosa più viva perché scritti da, chi viaggiava non per scrivere ma per agire : trafficare, predicare, espforare, conquistare, insegnare; e oggi è quasi tutta prosa di giornale, rapida ed esterna, do,ve l'esperienza arriva di seconda mano, dagli aocomodati ra,cconti di e;hi s'incontra, per un'ora, al Consolato, alla banca, all'albergo o al caffè. . Sì, questo distacco che la letteratura francese ed inglese non cono– scono, deriva dalla suddivisione delle scienze e da,l povero orgoglio degli spe,cia,listi nostrani che vogliono parlare sempre e soltanto ai loro pari e non s'a,coorgono di confes,sar-e così l'angustia del loro, orizzonte; e de– riva dalla scuola dove or.mai ,s'insegna tutto il conoscibile e perfino l'in– conoscibile, ma non s'insegna più né l'uso né il rispetto né l'amore della lingua italiana, cioè di quello che con l'arte è stato per §ecoli il solo vin.colo dell'unità e civiltà italiana; e periva dalla pigrizia degli editori che non sollecitano e non suscitano queste prose vive, scritte cioè non da chi vive sioltanto per scrivere, ma, scrive soltanto ·perché ha vissuto,' faticato, patito e eapii.U>, e vuole senza superbia, nel. modo più sobrio e diretto, comunicare al prossrimo qualcosa della propria passione ed esperienza, e si compiace non nel pr,oprio scrivere ma nella sperata comu– nione d'animo e di fede col suo lettore. Questo ha fatto Corrado Tumiati. E per questo, crediamo, premiarlo vuole anche dire propo'I'lo acl esempio. Che cos'è, da Dante al Verga, la speranza di ogni poeta e scrit– tore? Che quel ch'egli inventa, canta, narra, descrive, sembri vero e avvenuto. È utile, anzi è necessario, che nelle letterature sode e maschie queste rappresentazioni, fatte con -scelta e cautela, d'arte·, di cose vera- BibliotecaGino Bianco

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