Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931
334 B. Oicognani Ella chinò la testa col mento inchiodato al petto con la sua mossa di bambina caparbia, la mossa che le era rimasta dalla bambi– nezza. Ella sapeva benissimo che anche lontano egli l'avrebbe avuta presente ai sensi e nel cuore. E allora perché lasciava ch'egli avesse interpretato così le parole di lei, perché non gli diceva che ella non aveva inteso affatto di dire quello che invece aveva capito lui? Ci sarebbe voluto cosi poco: e lui sarebbe stato tanto felice e poi era il pensiero vero di lei, la verità: e lui la, meritava. ((Ai capito male ll: ella sentiva nel suo intimo la, spinta di queste tre parole: ma le corde vocali si rifiutavano di pronunziarle. Qualche sera dopo : - Allora, domattina parto. Siccome mi fai andar solo, non ò più ragione di trattenermi oltre lo stretto necessario. In Germania spero di poter far a meno d'andare. Conto di star fuori non più di dieci giorni. Sta.' sicura che non ti rubo un'ora., Quei dieci giorni si presentarono nella mente di Beatrice come un'eternità,: ma ella non disse nulla. Parve·che, o il marito andasse o restasse, per lei fosse la medesima cosa. La notte non chiuse occhio. Sentì il marito nella camera accanto - egìi era a,ndato nella sua camerina per non disturbarla coi pre– parativi - far no tte t arda, e alle prime ore della mattina da capo sveglio dattorno a.ne valigie. S'ella si fosse alzata: andare di là a dargli mano, aiu tarlo a scegliere, a ripiegare, a disporre la roba .... Pensare che lei non conosceva neppure una cassetta del;cassettone del marito, che non aveva aperto mai neppure una volta l'armadio in cui erano i vestiti di lui : non conosceva di lui neppure una ca– micia, una cravatta .... E conoscere tutto codesto non è un'introdu– zione a, conoscere anche la pérsona, a conoscerne l'intimo ? E ora che tutte le cassette eran aperte, ora che tutte le seggiole e. la poltrorn1 eran occupate e fin sopra il letto tutta una distesa di capi di vestiario, di biancheria, d'oggetti intimi, quelli più suoi, più a contatto stretto di lui, quasi parte di lui, era il momento, ora, per lei, di conoscere, d'andar di là: era quel che doveva fare. E c,he gioia per lui, per lei stessa, anche : avrebbe sentito di più, forse, la pena della partenza, dell'abbandono: ma quel sentir di p,iù era già un sentire che aveva in sé una consolazione, uno sfogo . .Sonavan le quattro all'orologio della villa. Ella accese la luce, gettò via le coperte, calzò le babbucce, infilò la veste da camera. E poi sedette sul letto infreddolendosi. Seguiva con l'orecchio. ogni passo del marito - studiato, in punta di piedi, ogni passo, per non risvegliar lei - seguiva ogni rumore: le carteveline che custodivan la roba e si risentivano appena toccate. Rimase così finché il tremito non la costrinse a rientrare sotto le coperte, con la veste da camera addosso. Tremito e singhiozzo insieme. BibliotecaGino Bianco
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