Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
Villa Beatrice 193 dovevano avere accalappiato : eppure era un uomo navigato, furbo; · ma anche ai più accorti talvolta succede : ci restano. Altrimenti, co:r;nesi spiegava ? Per bella, non era poi d'una bellezza di quelle che accecano; dote, punta : per interessi d'un altro genere .... ma la conceria andava a vele ~nfie, egli aveva da ogni parte appoggi, le banche gli facevano fido senza limiti : e allora ? Destino ! E nel fondo rimaneva in vita, ,forse inavvertita essa pure, una segreta speranza: una donna così.. .. Romualdo .... quella non era un'unione che avrebbe potuto durare. E un'ala di sogno batteva di nuovo alla porta accogliente della fantasia. - N O:Q. è la villa Beatrice.... è un quartiere alla buona in un vecchio palazzo samminiatese. - Osvaldo dice cosi perché vuole che gli si dica: « Oh, anzi bello!>>. Perché, vedi, Beatrice, Osvaldo non solo non farebbe il cambio con la no'?tra villa, ma non gli sarebbe possibile vivere in altre mura : lì è nato e lì .... - Si, spero morirci, e non mi vergogno. In questo sono prei- storico. · Era venuto a aprire un vecchio cameriere coi basettoni bianchi; in giacchetta nera, ma per cravatta un piastrone bianco : la sala d'ingresso in penombra col soffitto antico a cassettoni, l'arma di famiglia in proporzioni enormi, nella parete di. faccia, e trofei d'armi. In un angolo, ritta, la crisalide d'acciaio d'un guerriero medioevale. La parete di fronte alla finestra copel'.ta quasi tutta da un arazzo autentico COIJ. raffigurata una caccia; nella vastità.. della sala sonnecchiava.n solitari e massicci mobili secolari. Anche il tono della penombra, il silenzio, il senso stesso <lell'aria avevan l'antico. ' Attraversarono un altrq salone con degli immensi quadri dalle gigantesche cornici, e poi un altro, lungo, e infine furono in una sala gialla in cui, rispetto alle altre, i mobili, tutti di stile impero, avevano un'aria giovanile e gaia. Seduta su una poltrona, una vecchia signora leggeva. Su un panchettino, quasi ai piedi di lei, una bimba cercava di rivestire una bambola. A un tavolino, un ragazzo, ritto, guardava le stampe d'un libro. Da,lle finestre aperte il sol di settembre batteva, in tra- lice, sul muro. · All'entrare dei quattro, la vecchia signora chiuse sulle ginoc– chia ~l libro ponendovi in mezzo l'indice per segno; ma la bam– binetta lasciando la bambola, e il ragazzo il libro, corsero e salta– rono insieme al collo a Maurilla : « Zia Milla ! Zia •Milla ! >>.E se la tiravano giù. - Ma che educazione ! Vergogna ! Non badar nemmeno che ci sono altre persone che non conoscete .... 13. - Pè,g<UJo. BibliotecaGino Bianco
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