Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
192 B. Oicognani come di regina che appemL si degni. Trovav(L conferma e riprova. quanto c'era già nelle voci diffuse dal personale della villa e nel ceto operaio fin dalla visita alla conceria: << Neanche poi fosse! ... Bada lì ! un bello stocco di donna ma che non parrebbe neppure 'di carne: e tutta quella muffa senz'a,ver portato di dote altro che la camicia!>>. La stessa fn l'impressione generale anche nel cerchio• delle persone agiate, delle persone distinte, dei signorazzi del luogo e Beatrice fu. all'unanimità condannata: silenziosa condanna. all'isolamento. Nessuna lega sarebbe stata fatt~ con lei, nessuna relazione sol– lecitata. Il giorno ch'ella, stanca di solitudine, avesse buttato giù le sue arie, allora, alle sue sollecitazioni sarebbe stato risposto con l'alterigia sua d'ora: il feroce amor proprio provinciale assaporava già questa vendetta. Intanto : chiusi i cuori, chiuse le case : lo– stretto saluto di convenienza, appena; già molto, già troppo : una concessione. E a determinare questo stato degli animi influiva, più o meno avvertito, il risentimento per il fatto d'aver Romua1do cer– cata e presa moglie di fuori : come se a San Miniato non ci fossero– state ragazze che avrebbero potuto farlo felice! Ma se per entro il raggio di trenta e trenta chilometri, quella di far Romualdo felice era l'a,spirazione segreta d'ogni ragazza! Se Romualdo era il "par, tito" sognato da tutte le madri, da tutti i padri di ragaz.ze nubili r Se -erit,no stati fatti più tridui e novene a Sant'Es pedito con co– desta intenzione. che non dette messe agli altari! Se tra le stesse donne maritate, molte ce n'erano che per Romualdo avrebbero fatto qua,lunque sproposito!. Se l'esser signora del cuore e del patri– monio di lui era considerato il vertice della felicità cui potesse urra samminiatese aspirare : felicità riservata. e esclusiva a una eletta tra loro! Se a ognuna, dai quindici ai confessati quarantacin– qu'anni, passando davanti al cancello a capo del viale che condu– ceva alla villa saputa e immaginata bellissima, sorrisa dal giardino e dal parco con la corona dei dieci poderi, balzava arcanamente il cuore! E ora, ecco l'intrusa per la quale tutto codesto non più, la cittadina che aveva. tolto a loro quel che era loro, e delle cose loro la più cara e gelosa, e che invece di venire con aria di éhi à. da farsi perdonare e si scusa, non faceva conto neppure che altri esistesse dall'alto dell'olimp-icità del suo orgoglio. L'antipatia aveva l'a vvam patura dell'ostilità. Verso Romualdo era un'altra cosa: perdonargli, no, non· gli perdonavano, ma al segreto oggetto dei· sogni, delle vagheggiate speranze, dei desideri cari come si fa a voler, a un tratto, male? Si può voler male a se stessi? B compiangevano piuttosto, pei– quanto gli stesse bene, che un uomo simpatico) espansivo, affabile come Romualdo si trovasse a avere da canto .... Ma come era potuto avvenire? Ci doveva .essere stato qualcosa che non si sapeva: lo BibliotecaGino Bianco
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