Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

uio B. Oicognani roso ambrato figlio del sole. Romualdo s'abbandonava all'esilara– zione · e col vecchio amico rievocavano i tempi della scapigliata ' . . . prima giovinezza, della '' cavallina '' che avevano corsa 1~sie1?e. « Ora siamo posati e maturi, rna il fuoco è sempre acceso: m più, abbiamo il vantaggio che ora sappiamo quello che arniarno e allora s'andava alla cieca e dopo ci risentivamo delle capate battute>>. Maurilla scherzosamente minacciava del dito Osvaldo alle rievo– cazioni dei suoi trascorsi birichtineschi onde lo vedeva più bello, e Osvaldo a lei sorrideva corne-compiacendosi ormai tutto di lei. In · quanto a Romualdo, ogni parola ogni reminiscenza eran vive per il riflettersi in esse di un amore presente e attua!~, ricco, perciò, di tutto il passato. E Maurilla, intelligente, fissava ogni tanto Beatrice, sicura di vedere anche negli occhi di lei la gioia di que– st'amore lucente delle irradiazioni di tutto un passato; e rima– neva rnale, senza sapere che si pensare, nel veder Beatrice lon– tana, assente quasi. E non. lo era: era a,nzi troppo presente. Oorne ogni volta che si trovava a contatto con altre persone) così anche allora, sentiva di più la propria diversità, la propria estra– neità radicale, organica quasi: e dava l'impressione d'esser indif– ferente e insensibile. E come succedeva sempre, cosi' anche codesto giorno si trovò adagio adagio lasciata a sé via via che l'eccitazione, l'esilarazione degli altri, col p,roceder del pranzo, aumentava. Eran codesti i rnornenti, quand'essa era lasciata così a sé, che le veniva fatto di notare la presenza del giovane servitore, del suo zelo a servirla con un che d'impacciato insieme e di strano che la divagavano un po' da quella sua amara solitudine. Egli le stava vicino: o se distante, all'improvviso se lo vedeva ,accorrere corne se ella avesse fatto cenno. « Desiderava ? >>. « Niente, Pierino>>. E forse davvero eran le parole in cui sonava la maggiore dolcezza, in cui ella metteva davvero dolcezza ·: né se ne accorgeva. Si bene Pierino, a cui una vampata saliva alla faccia e una felicità ineffa– bile inondava il cuore. Cosi codesto giorno. A un certo rnornento le venne anzi fatto d'abbassare gli occhi alla scollatura della veste e vide che la scol– latura era lenta: talché, chinando il capo, s'aggiustò ritegnosa co– m'era naturalmente. Poi quando rialzò lo sguardo, incontrò verso la spalla gli occhi di Pierino : rna non ci fece caso ; non le disse nulla, questo, al suo istinto di donna: ella non vide che cosa c'era in quegli occhi, non s'accòrse neppure che quegli, corne còlto in fallo, faceva il viso di. mille colori. Dopo il de~inare, la siesta nel parco. Maurilla cercò ogni 'Via per entrare nella confidenza di quella che ella avrebbe ormai vo– luto considerar corne arnica: ebbe l'impressione di trovare da oo-ni parte un rnuro, tanto che, poi, tornando a casa, a Osvaldo : 0 - Ancora non l'ò capita·; rna à qualche cosa che tiene a di~ BibliotecaGino Bianco

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