Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

Villa Beatrice 189 - Grazie ! - E si versò una cucchiaiatina di i,;ale da una parte del piatto. E fu dispiacente che il marito non s'accorgesse poi, quando Pierino portò via il piatto, che la cucchiaiatina di sale era rimasta lì intatta. Il giorno dopo, e era domenica, vennero i due invitati. Il ca– valier Bertani era un bell'uomo, di mezz'età, con una barbett_ina a punta che aveva ancora del biondo. Qua,ndo si rivolgeva a Beatrice 1 diventava cerimonioso e parlava in punta di forchetta; con Ro– mualdo invece e con la propria moglie era d'una naturalezza spi– gliata e gioviale. La moglie, giovane ancora e prospèra, con un bel sorriso che metteva in mostra trentadue denti ch'erano una magni– ficenza. La loro croce: di non aver :figlioli. E per quanto fosse la prima volta che le donne s'incontravano, Beatrice aveva già ri– cevuto, prima d'andar a tavola, le confidenze e gli sfoghi di Mau– rilla in proposito. 'Mentre Romualdo su nello studio mostrava al– l'amico certe carté e lo pregava di sollecitare certe decisioni dalle .autorità provinciali,' le donne rimaste sole erano andate passeg– giando· nel parco. E sedutesi a una panchina, la prima cosa che Maurilla aveva domandato all'ospite era stata: - E lei non à da aver figli ?... Beatrice l'aveva guardata in un modo di cui quella non s'era potuta render ragione. - .... Noi li abbiamo desiderati tanto, Osvaldo e io: e invece ormai ci siamo dovuti rassegnare .... - E aveva le lacrime agli oc– chi. Beatrice guardava stupita. - Par che dipenda da me. E io ò sempre voluto tanto bene ai bambini : un bambino riempie talmente la vita! E vivere senza! Passar le giornate senza aver un bambino :a cui dedicarsi ! Mi metto d'intorno i :figlioli delle mie sorelle, delle mie cognate: se no, come farei? E i_medici dicono che se non ne ò fatti dipende da me. A me è sempre parso che non possa essere. E ò fatto cure; ero pronta a farmi operare.... Ormai, ò perduto ogni speranza .... - .Scommetto che Maurilla l'à già messa a parte della nostra infelicità. - Disse Osvaldo quando le donne rientravano. - Ma.. ora, via la tristezza e auguri a voialtri di farvi più onore di noi. I<-: per tutto il tempo del desinare, i Bertani furono d'una festo– sità cordialissima. Romualdo si trovava a suo agio. Il suo carattere aiJegro, il te.mperamento sano facevan 'faville nell'eccitazione gio– conda del pranzo : il saporoso e casalingo pranzo coronato dal pa– triarcale arrosto allo spiedo che sa di mito e di epica tra l'inebriante profumo delle. arrosolite patate alla ghiot~a; l'allegria dei vini: il passante per pasteggiare: all'arrosto, il vecchio dal cerchio d'oro torno torno al calice; e alla chiusa, il santo, spillato dal caratello che geme e pare debba sfasciarsi dalla gran forza annosa del gene- ibliotecaGino Bianco

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