Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
L'Italia ed Ernesto Renan dalle lettere di lui 185 servigio della critica. storica, fondata essenzialmente sulla sincera osservazione dei fatti, sia potuto rimanere cosi fuori dalla realtà che lo circondava, da cadere in contradizioni e delusioni frequenti e gravi. Egli stesso lo sente. Nelle sue lettere abbondano le confes– sioni del suo animo inquieto e triste, perché questo non trova al di fuori la corrispondenza che con sé vorrebbe. L'animo suo si sostituiva alla realtà. Il fatto, su cui egli costruiva, non era tanto quello che gli veniva innanzi dal mondo esteriore, quanto il pro– prio, quello, cioè, che il lavoro intellettuale creava, o almeno vi dava forma e colore, fra le stesse sue mani. Il suo lavoro, perciò, è tutto per lui; vi si riposa, vi si conforta, lo contrappone a quanto gli è cagione di tristezza, perché tutto se medesimo in esso ritrova. Sempre più io aderisço, - scriveva a Michele Amari (I, 354), - alla filosofia di Settimio Severo, il quale,compendiava tutto il concetto della vita in queste parole: << Nulla ha valore>>; ma ciò non lo impediva di dar subito per parola di ordine quest'altra; al suo ufficiale: «-Lavoriamo!>>. Però, a che il lavoro, se nulla, ha valore? A Sainte-Beuve seri~ vendo Renan, lodando il suo Port-Royal, e dicendogli che ne avrebbe fatto con amore un resoconto, aggiungeva che specialmente delle po– che pagine dell'epilogo era ammirato, fra le più belle eh.e egli avesse mai letto (I, 171) : or che cosa è questo epilogo se non la ragionata ed appassionata conf(;ssione che tutto il lavoro era sì fatto per lo scopo prefissogli della ricerca della verità, e questa, che tanto egli aveva sperato, or si avvede che non è « che una illusione delle più fuggitive nel seno della illusione infinita)) ? ' Non altrimenti doveva sentire Renan. In una lettera alla prin– cipessa Giulia Roccagiovine fa questa confessione (II, 301): Ah! qual sorte è la, nostra! combattere per uno scopo incerto, con– sacrare la vita ai fini più elevati, e trovarsi poi a faccia a faccia con le più amare realtà. E ancora (II, 175) : La vita è cosa così triste, cosi piena di combattimenti, che non si è mai sicuri di avere ragione. Da ogni parte i dubbi assediano (II, 189). E s'insinuano fin dove si crede che ogni porta debba loro esser chiusa, dove tutto il lavoro• FJiè posto per tenersene lontano. « Gli studi religiosi son quelli che più hanno occupato la mia mente>>, dice Renan (I, 268); « che han dato materia e ragione a quei miei lavori, pei quali meglio io vorrei lasciar la impronta del mio pa,ssàggio nella scienza e nella filosofia>> (I, 17). Ebbene, egli deve confessare che proprio nelle cose divine BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy