Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

L'Italia. ed .Ernesto Renrm dalle lettere di liii ponevasi allora a chi aveva pubblici uffici dal governo, rispose che, fatta qualcb:e rara eccezione, egli avrebbe voluto che tutti, in massa, lo avessero dato, perché il rifiuto significava prender sul serio tutto quello che era accaduto e che stava accadendo : se il suQ amico, però, non ~vesse accettato questo consiglio, egli avrebbe voluto strin– gergli- la mano e dirgli che il suo peccato non. era se non eccesso di virtù (I, 52). Non era dunque egli ben disposto verso il regime sorto dal colpo di Stato del 2 dicembre; e infatti, ancora qualche a,nno dopo egli scriveva a sir G. Duff c~e egli avrebbe dovuto rinunziare ogni sua partecipaziO!lle i:i,i Débats) se questo giornale fosse passato, come ne er,a corsa voce, a servigi del governo (I, 172). Ma IIlO!ll era, certo, questa di Renan un'opposizione clamorosa; e qualunque fosse, essa no111 toccava la- persona dell'imperatore. Re- 111an1110n dimenticav,a che d~ Napoleone aveva avuto la missione scientifica, i111 Siria, dalla quale truntò i suoi studi ebbero utilità; che ne aveva avuto, non ostante gravissimi ostacoli, la cattedra uni– ve:rsitari,a, per quanto non abbia potuto poi coiilservarla (I, 209, 216). Nella corrispondenza di Renrun s'incontra perciò frequente la scusa od anche la lode per l'imperatore. Così, a proposito della occupazioiile di Roma per la difesa del potere temporale del papa, nel 1865 Renan scriveva ad Amari (I, 271) : L'imperatore vuole sinceramente uscire da Roma; ma egli dev«:l poter dire ai cattolici .che ne è uscito sol dopo che nulla gli era più rimasto da farvi, perché vi era stata in altro modo assicurata la sorte del papa. Nemmeno di quella che. egli chiama la follia criminale del 1870, Renan fa cadere su Napoleone la responsabilità maggiore. Da documenti, - egli scrive, - che potranno essere pubblicati, si vedrà il carattere di lui sotto nuova luce; si vedrà quanto nell'animo suo avesse. di sentimenti liberali, di zelo per il progresso della scienza e della civiltà. Sarà C:lternodolore che una settimana di vertigini abbia distrutto tanto bene! Ma ogni male derivò da un circolo di uomini pre– suntuosi ed ignoranti. Guai se costoro risorgessero ora! ; ora, senza colui che ne correggeva i difetti, senza l'imperatore. Questa lettera (II, 77) era scritta ad una Bonaparte, Giulia Roccagiovine, e tal circostanza deve far dare il giusto valore alle parole suddette ; ma che il fondamento ne fosse sincero non sembra da dubitare; tanto più che un'altra ragione vi concorreva, e la maggiore fra tutte, l'amicizia di Renrun col principe Napoleone. Amicizia a questo conservata anche nel tempo dell'avversa fortuiila, anche dopo la morte qi lui ricorç.ata OOll1 fedeltà. V'era fra i due corrispondenza intima di pensiero e dli aspira- BibliotecaGino Bianco

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