Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

]64 A. Janner ·- di venti o trent'anni, e non se n'accorge. Sente invece, forse più arnc6ra del Panzini, la poesia della vecchia vita patr~arcale. ~os~ gli è riuscito lo zio Ponzio e la sua casa, che possiamo goderli perfettamente se •li consideriamo a sé.. Lo zio POIIlzio è realmente un certo tipo d'idealista antiquato e paèsa1I10coane se ne trovano, o se me trovavamo, fra i ve(:cbi garibaldini. Anche se alla fine, peT, evidenti ragioni di « bella chiusa>> egli appaia alquwnto stilizzato alla Tolstoi. E la, sua casa è una delle poche -oasi pia,cevoli del r-0- maJnzo: colla .sua grande cucina dai rami lustri, col suo portico solatio dove pende la gabbia del merlo, col suo gfardinetto pian– tato a erbe buo111e a malvo:ni e soprattutto .per quella cara vec– chietta della zia· Giuditta, chi~cchierina ed operosa, venuta a Vil– ladorna diritta diritta da T-empo di Marzo. Ma non s-o:noqueste ed altre oasi, :né certe fini osservazioni :psi– oologiche e certi avvii umoristici, né le deliziose descrizioni di pae– saggio e di vita vegetale, che possono salvare il romwnzo, il quale ha il torto di non oorrispoiidere che irn parte alle reali possibilità del suo autore. Il Chiesa ritrovò invece il mondo delle sue possibilità nei Rac– conti del mio orto. Qui egli ritorna alla ristretta cerchia- delle sue esperienze personali, del suo abito oontemplativo, della sua sen– sibilità lirica. Non ·più però, come nei Racconti puerili e in T-emp() di Marzo, al mondo ,della sua infanzia, ma a quello dei suoi attuali interessi, dei suoi sentimenti e delle sue fantasie di uomo adulto. Egli si fi111ge ora un signor Ponti, di p,rofessione ragioniere; ma l'mnimo è bene il suo: poeta, filosofo ~ giardi111ierequale ci appare dagli altri suoi librf. . Siamo dunque rito:rinati nel suo mondo; e cL sarebbe qui111di da attendersi dei nuovi piccoli capolavori come quei primi: ma non è così. Solo in parte egii ritrova la perfezione dei primi Rac– conti. La ragione sta probabilmente nel fatto che ai Racconti de•l mio orto mamca quel rioco humus dei ricordi infantili; e tutte le risorse di quella fantasia anc6ra vergine, di quell'alone che più non si ritrova nelle età posteriori. Anche i Rfwconti del miO orto hanno un loro fondo emotivo e vissuto, ma a•ssai più ,ristretto e senza grandi sviluppi farntastid : il fondo collegato aì cerchio d'esperienze che può anc6ra avere un uomo di cinquant'anni, dalla vita regolata ed abi– tudi,naria, '3Jnchese lllon privo di faitfasfa nel suo a,bito oontempla– tiv,o. Il cerchio sperimentale d'un orto_, d'una, pic-oola famiglia po– sata e ragionevole, con solo qualche raro tentativo di ricogniziooe là verso il mondo avventuroso e sconosciuto. Sarà l'ambiente dei piccoli dissidi e _dei brevi risentimenti fatti subito oggetto d'auto– amalisi; il mondo della vana, lotta contro gli ultimi ,più subdoli pre– giudizi, contro le ultime tenaci e curiose superstizLoncelle cosi dif– ficili a sradicare ainche ne11eanime dei più illuminati; il morndodelJa BibliotecaGino Bianco

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