Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

Francesco Chiesa narratore 161 Oltre lo studio dei caratteri e lo squisito umorismo, è la prosa stessa che in questo libro acquista più 3JI1C6ra che nei Racconti un sapore speciale. Sempre viva e fresca, ha negli scorci, nelle imma– gimi, nelle a,ssociazioni qualcosa d'inatteso, di divertente. Con lo stesso amore e la stessa curiosità scanzonata descrive un uomo o unl:!ibestia, un fiore o un insetto, una pianta o un fil d'erba. È una vera miniera di osservazioni predse e sorprendenti sull'abbaiare d'un C3Jile o su volo'-d'una macroglossa, sull'arabbattìo d'un cala– brone preso i:n un fiore o sul piagnucolare d'un bambino broncioso, sul modo di spiccar i baccelli dei fagiuoli o su quello di far maturare colla mano una prugna anc6ra acerba. Certi quadri poi sono così potentemente evocati, che par di vederli oome ing-r3Jilditi attraverso una lente : cosi la scena della stalla colla mucca malata, il gruppo del magnano e del magnainino, il ritaglio di cielo coi camini di Castelletto. Tuttavia anche colla più viva ammirazione va detto che..cillibro non è eguale i111 tutte le parti. La prima per esempio, che arriva p,ress'a poco fino all'entrata in collegio, è certo più riuscita della seconda. I capitoli degli zii d'America, del soggiorno à Castelletto, della signora Lucia, dell'Eveli'lla e della Lisa sono veramente dei capolavori : come dei Ra.ccont,i si può dire di tali capitoli che non c'è comparazione con scrittori italiani o stranieri che li possa sciu– pare; non così le scene del Collegio, la salita a .Montetoro e la chiusa, che mi sembrano di una men salda e approfondita realtà psicologica. Ne comprenderemo il motivo passando a Villadorna e ai Racconti del niio orto. Il vivissimo successo. di questo suo primo romanzo invogliò il Chiesa a continuare sulla stessa via. Ma per poter raggiungere una maggior indipendenza dal proprio io soggettivo, per poter meglio creare caratteri completi e diversi, egli si staccò dal mondo della sua infanzia e abb3JI1<l'onò la f,orma autobiografica. Volle provarsi nel romanzo oggettivo, basato solo sull'intreccio degli avvenimenti e sul conflitto dei caratteri, che è il sogno di ogni vero narratore. 'E immaginò l'ambiente di Villadorna. Un bel podere acquistato a vil prezzo con l'inganno, una -sostanza accumulata, con mezzi di– sonesti: e padrone di tutto questo um vecchio pescecane ormai rim- . bambito; e co:n lui due figli di diverso 3Jili!fiO che aspettano di rac– coglierne l'eredità. -Ma il vecchio rimbambito è sotto tutela, e il tutore è uomo di ben altro stampo: un parente povero, d'illibata e fiera onoratezza; cui tutto quell'oro arraffato ripugna, e che sj:>era di ritr,ovare almeno in uno dei nipoti la sua Oillesta:fierezza di pae– sano povero. -Materia quindi, se ben impostata, squisitamente ro– manzabile, adattissima a uno studio di caratteri e di co:nflitti. Ebbene questo l'01Il3JI1ZO che, per .ambiente, pa~saggio e 3JI1che 11. - Pèuaso. ibliotecaGino Bianco

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