Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

160 · .A. Janner · amni s'è arreso un po', s'è ammansito m forme prn umane : una certa cordialità e larghezza esteriore che vela l'intimo amimo gri– fagno ormai sazio ; tutto preti e frati, -0ra, per calmare i rimorsi. Con tutto ciò faceto e scherzoso, simpatico perfino n.ell'apparoote. bonomia., nel placido aspetto fisioo: bel faccione di luh·a piena con , ooa certa mfantile birichineria e golosità, e un largo riso che va a finire ogni' volta illl tosse convulsa. Dopo la morte della figlia·, ecco apparire i segni dello sfacelo : la cupidigia del denaro che diveillta, ignavia e piagnisteo nell'impossibilità di tenerselo; i rimorsi che diventano paura della morte, e lo spingono a òomprarsi, proprio COlil quei denari maltolti, una non sicura pace dell'anima .... D'un rilievo •altrettanto fermo e sicuro è la sua gran serva, la Tecla, che c,omanda a bacchetta e quando il padrone deve andar a letto e quando deve svegliarsi e quamdo aver fame. È di diretta discend'enza manzoniana. I suoi epiteti sonori e pittoreschi passruno al setaccio della cl'itica più spietata tutta la vicinanza; e nessuno si salva. Essa rispecchia, a meraviglia la psicologia e la parlata delle donne del popolo, che non conosoono rispetto, né verso i superiori, né verso la creanza del parlare. Più pa,lese anc6ra che nei Racconti appare in questo libro l'umo– rismo del Chiesa. Un umorismo sa,no e solido che nasce concreto da ooa certa situazione e che si illumina di tutta la profonda simpatia umana dell'autore; e che tr4-spare dappertutto, nella struttura dei capitoli, nelle descrizioni dei tipi, nella finezza delle considerazi-Oni. Tutto il primo soggiorno a Castelletto è un capolavo,ro d'umorismo : quel gran gridare e trinciar giudizi della, Tecla, quel ridere e scher– zare e tossire dello zio, ,quei galli che si beccano, quelle api che fuggono e tutto il trambusto che ne nasce, fino alla vecchia balorda che dal balcone vomita ingiurie e verità .... C'è un crescendo così buffo e rumoroso che l'anima del lettore ne resta esilarata. Ma in ogni capitolo c'è qualche scena o descrizione o oonsiderà.zione che muove al riso pel fine grottesco di ullla situazione, per certe ridicole spr,oporzioni .fra cause ed effetti, per il rilievo dato a certe p,iccole manie; ma soprattutto pel modo nuovo e divertente di presentarci le illus,ioni, i compromessi, i ripieghi e le rinuncie a cui ci obbliga la vita. Il ·suo umorismo si mostra appunto in questo rilevare tutti i piccoli e bonari paradossi : ,le piccole inco1I1sapevoliingiustizie che ,commettiamo, le illusioni ooltivate ad arte, i torti lllon voluti ri– conoscere. Rilievi che equivalgono a massime di buona e provata saggezza, fatte col sorriso buono e malizioso di chi molto còmproo-de. Par di ricoilloscere illl',questa forma d'umorismo qualcosa di specifi– camente lombardo, che rialJaccia il Chiesa àittraverso il Dossi e il De Marchi al grande Manwni. Umorismo boo diverso da quello più raffi.nato e letterario d'un Panzini, da quello più amaro e iillcisivo d'un Pirandello. BibliotecaGino Bianco

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