Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

F1·anceaco Chiesa narratore 159 ' un po' d'azzurro». Eccone uno d'un negozio di stoffe in· provincia, col grosso mercante dietro il bç1,nco.« La bottega diel Mercamtaccio, eccola lì, spalamcata OO[ldue pile di pezze alte .fino al cielo, a destra e a sinistra della porta. Dentro, il banco: largo e lungo quamto U[la strada; dietro il bainco, lui, proprio lui, il 1Mercantaccio, tutto pancia, tutto gola, con quegli occhiucci sbilenchi, sudici oome se li avesse raccattati su da terra, senza nemmeno pulirli)). U111 curato m3Jllesooe collerioo: « Le 111ostrezucche pelate gli suggerivaJilo im– mancabilmente l'idea d'uno scapaccione. Qualche volta oe n'era lì una lu111ga fila, di quelle zucche tentanti, lu[lgo il suo cammino dalla sacristia all'altare, dall'altare alla saeristia. E lui, oosì, senza fer– marsi, con quella sua mano svelta andante, ticçh tac, tac, sbrigava una bancata di teste, oome se 111ulla fosse)). Quella mano« svelta an– dante)) fissa tutto u!Iltipo. Una vetrina di dolciumi: « Così volamdo giunsi din111'fmziadU[la vetrina ove erano disposti in fila parecchi grandi vasi di vetro pieni delle più mirabili caramelle che avessi_m~i visto. Ce n'eramo di simili alle more, ai lamponi; ma grosse tre volte tanto, limpide, lumi[lose, velate come d'una brina fresca ..,. Ce n'erano delle piocoline, rosse come il fuoco: pareva che il vaso fosse pieno di brace. Altre avevano la forma dei fagiuol~ e delle fave; chiare, chiare, con u!Il occhiolino da u111a parte, che rideva. Altre mi fecero venir i[l mente fo belle pietre rosa, verdine, gialline, le– gate lllei gioielli da sposa della mamma. Altre erano addirittura l'arcobaleno .... )). FJ come queste, tante altre descrizioni fatte con sobria ricchezza verbale, ma che •pur fissamo i[l modo originale una figura, un ambiente, un paesaggio, uno stato d'animo. In Tempo di Marzo il poeta oontinua e sviluppa il tema dei Racconti. E sebbene per certi aspetti esso appaia più ricco e vario dei Racconti, a noi sembra che non a,bbia più tutta la incomparabile freschezza di .quelli. Ma forse è Ùn'impressiOllle pers0111ale; i dué libri si valgono e si completa-no. Forse in 1'emvo di Marzo i caratteri vi so1110 più ooemente studiati e differenziati, co!Ilquel preciso 00111torno fisico e morale, con quel ooncreto speciale che è scopo ultimo del– l'arte. Il padre Andrea, pur con tutti i suoi fastidi, è un ometto tutto fiducia onestà e cordialità : sempre ottimista e can:z;onatore anche quando gli affari no111 vanno troppo bene. Lo vediamo ool suo passetto elastico « come a suon di musica», col suo bel fare << che Ulil principe gli avrebbe im·idiato )). La maidre, di cui s'im.travvedie solo il viso patito e dfsincantato e gli oochi tristi, non s'illude, no, ella, sugli uoniim.i, COlllOscendone l'ignavia e la cattiveria. Lo zio Roma poi è la figura forse più studiata del libro : ipocrita dalle due vite, scaltro ed egoista nell'interesse proprio, ma allegro, bonaccione, cordiale perfino, quando [lQIIlgli si attenti alla borsa. Nella pdma parte del libro possiamo anc6ra intravvedere quel che fosse in gio– ventù: arra,ffone e profittatore senza legge né cuore; ma poi, cogli iblioteca Gino Bianco

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