Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
• Francesco Chiesa narratore 157 sario riscontro dell'esperienza e della realtà, come nella scena della taverna 111ella Bellezza, che pur vorrebbe esser impostata sul oolore locale. Questo trittico della Bellezza, è d'altra parte interessante per tutto quello che il poeta ha voluto metterci di senso profondo : la bellezza vana e inutil cosa df fronte alla gramdez~a deUa rinuncia, la bellezza sprone a grandi_ imprese, la bellezza doino pericoloso a ~hi voglia vivere umile e virtuoso. Ma si sente troppo che tutto vi è a tale scopo aggiustato e_preparato. E anche la sua li111gua che s'è voluta sveltire ed ha assunto un tono più naturale, non è anc6i'a sulla buona via: non ha anc6ra la corrispondenza precisa al con– tenuto, e ritiene pur sempre qualcos·a di stonato, di fittizio, e àrrlche di ricercato 111ell'appare111te 111aturalezza. Il Chiesa che troverà, o eh~ forse aveva già trovato nei Racconti puerili, una così straordinaria freschezza di lingua ed efficacia ·di tono, non è .qui anc6ra sulla giusta via. Per trovarla ,.egli dovrà lasciare le analisi e le sintesi puramente intellettuali e tornare alla p,sioologia affettiva e 'vissuta, al mo111do cioè dei suoi -rioordi e delle sue esperienze, all'ambientt- in cui vive o visse 111e~la realtà d',ogni giorno. Non è nella uo":ella storica o fantastica di ricostruzio111e ,ch'egli si dimostrerà maestro,. ma in quella, solo in apparenza, più umile, che si nutre dell'esperienza psicologica d'ogmi giorno; che tien gli occhi aperti a quanto avviene in noi e intorno a 111oi, quotidiana-· mente. E così, a cinquant'anni, Francesco Chiesa .scoprirà acc001to alla sua bella vena di lirico, un'altra vena,' che d~pprima gli sem– brerà più umile e modesta, ma che in realtà si dimostrerà non meno preziosa dell'altra. • È la vena che ci darà i Ra-coonti p1.ierili e Tempo di Marzo. La lenta evoluzione che richiese sì lungo tempo prima che il Chiesa sooprisse la sua via nella, prosa fu, io credo, determinata dalla co111correnteprod'uzione litica .. La·lirièa, e am.chela prosa li– Tfoa, hanno forme proprie, diverse da quelle della prosa 111arrativa, tanto per la lingua quanto pel pensiero; e ilil Chiesa le forme liriche legarono o mcepparono forse per qualche aruno lo sviluppo rapido verso u111a prosa svelta .e precisa, più adatta .alle sue reali capacità di 111arratore. Ed è curioso l'osservare che quaindo egli .finalmente vi giunse, non ebbe s'ubito netta l'impressione di aver' creato qualche .oosa di nuovo, di gr•ande valore. Anzi credette per qualche tempo :anc6ra alla superiorità delle varie !storie e Vite. E quei Racconti egli èhiamò puerili appoggiando con intenzione sul doppio senso dell'aggettivo. Gli pareva che fossero troppo poco consistenti, troppo tenui .... Fu il suocesso di questo volume che lo i111dusse poi a com– porre Tempo di Marzo, che non è altro che ullla continuazione di quei Racconti ricordi d'ii:nfanzia. Oc00rre però fissare fi111 dal principio che << ricordi d'inf.ainzia >> va BibliotecaGinp Bianco
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