Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

Francesco Chiesa narratore 155 comuni, certo non rari quelli che vivevano o si ribellavano al cri– stianesimo oolla violenza di un Saturnino di un Simplicio ·, e nel' ' . ' Rinascimento, per la gr·amde fioritura di strani e stravaganti indi- vidualismi e pel contatto e il rimbalzo di ,mo1I1di tanto diversi, er3Jllo certo possibili figure come il Beccaio o J ohann Christian Pfau. Ma i problemi da cui sono agitati questi uormmi primitivi sOIIlo gli stessi che agitano anche, in aspetti nuovi e moderni, l'mquieto e poososo animo del poeta; quel cht>1I1elle I storie è lotta dell'uomo C01I1tro la propria concùpiscenza (Saturnino), o lotta fra ragiOIIle e coscienza religiosa (,Simplicio), o lotta dell'artista co1I1tro la materia sorda (il Beccaio), o aspirazio1I1e ver,so ulila felicità irra,ggiungibil~ (Eliodoro) ecc. ; è, nel volume di versi, la lirica del Cristo bizan– tino) di Ulisse e Calipso, dell'Abi8soJ della Voce) del Deo ignoto) del Vino e pane) della Speran.za, della Colonna trionfale. Ma nel loro assieme le !storie inOIIl raggiungono la forza e l'ori– ginalità dei Viali. - La bella prosa, ricca <ll'immagmi, di suoni, di cadenze, dà forse ai racconti qualcosa ~i filil troppo stilizzatQ e ricercato; in •certe pagme essa sembra diventar soopo a se stessa. È questo UIIlveieno pericoloso che è entrato nelle lettere italiane col D' Ailllilunzio; e che al suo apparire era forsé una IIlaturale rea- · zi:<meallo stenterellismo dei manzoniani. Se, come movimento di liberazione, il dannu111zianesimo è comprènsibile, è pur certo, d'altra parte, eh' esso passò il segmo e di venne u1110 stile artificioso, di- cui soitamto ora si sta guarendo. La vera prosa artistica è adeguatezza e precisa subo:rdinazione aUa, realtà descritta : e perciò non può venir so,stituita da u1I1aprosa che abbia in sé sola la sua ragion d'essere. Essa deve in s,omnio grado possedere elasticità e ada-tfa.– bilità, aderenza psicologica e convenien~a formale al soggetto pre- · scelto. Nelle !storie del Chiesa si riscontra spesso UIIlcerto mam.ie – rismo, una certa convenzionalità di tipi psicologici. È oomprensibile che un'umam.ità d'eccezione come questa, vivente in U1n'epoca assai diversa· dalla nostra, risulti un po' costruita e oonvenzionale; ma in certe parti del libro tale singolarità è troppo insistente .. .Si sente che lo scrittore si estranea dalla realtà e possibilità psicologica e dà nel mamierato. Di tipo u111 po' diverso, vi è il trittico della Fuga in Egitto. Mi sembra che queste tre novellette contengano in germe l'ulteriore sviluppo della prosa del Chiesa. Prima di tutto la lingua vi si al– lenta ilil forme più vive e naturali. E in una di esse, Il siaa1~ioJ il poeta ha trovato un tolilo così umruno e sentito di roodere la dol– cezza che emana dalla divina Madre, che tutta la novelletta è oome un unico fremito di dolce commoziooe. Nelle altre due, La statua dii sale e Santa CalJlimazoneJ affiora UIIl Chiesa scherzoso e OOIDZOIIlatore che già s' mtravedeva in Eliodoro e l'Ipvogrifo e ohe ritroveremo in certe IIlOVelledi Vita e wiracoU,. È questo UIIl

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