Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
152 G. Oomisso e la loro stizza. Chi riesciva a vincere ne godeva oltremodo, chi perdeva, soffriva come se tutte le pene di questo mond_o congiu– rassero a perseguitarla. Vi furono degli incontri straordmari, con piatti considerevoli, in cui una vins.e sull'altra solo per avere una scala massima di diverso colore. Ne parlavano per tutto il pranzo e anc6ra alla sera sulle scale prima di darsi la buona notte. Anc6ra la comunicazione telefonica poté essere riattivata, e la signora Elena, la signora Livia e la signora Nella poterono sapere che ai rispettivi mariti partiti tutti insieme nella stessa automobile era toccata l'identica sorte del marito della signora !Maria. In più questa aveva avuto notizia che suo marito, ritornato in città, aveva trovato la casa chiusa e la cameriera se n'era 3:ndata per suo conto al proprio paese per godersi l'ultimo giorno di Carnevale. Ed egli, vestito da sciatore si trovò costrettG- a girare a quel modo per le strade·della città e ad andare a dormire in un albergo. Nella ve– randa, nel bar, davanti al volto estatico di Toller e a quelli, per compiacenza, addolorati dei padroni, le signore erano tutto un tem– pestare di domande sul tempo, sulle condizioni delle strade, sulla ripresa delle comunicazioni telefoniche; a momenti si creava la stessa atmosfera come su d'un piroscafo in avaria, coi passeggeri attornianti il capitano e gli ufficìali con implorazioni ad essere salvati. I bambini intanto per loro conto, resi insofferenti dalla con– tinua clausura, si accanivano fra loro in piccole risse, donde le bambine uscivano sempre malconce, con disperati appelli di aiuto alle loro mamme. Toller annunziò che avrebbe tentato di raggiun– gere il villaggio, giù nella valle, per ritirare la posta. Tutte si af– fretta.rono a preparare lettere da spedire e la signora Maria, oltre che per suo marito, ne scrisse un'altra, violentissima, per la propria cameriera,, rimproverandola d'essersi allontanata abusivamente da casa: ingratitudine e misconoscenza a tutte le 'attenzioni usatele durante qitattro anni di servizio alle proprie dipendenze. , Nel terzo giorno della tempesta prese a spirare violentissimo il vento del nord. Tutti dissero che avrebbe portato il buon tempo. Pertanto fu tale 1a furia del vento, che una vera tormenta di neve si scatenò sulla selletta della montagna dove si trovava l'albergo. La cosa assunse l'aspetto d'una battaglia. Dalla valle, stando dietro alle vetrate della ver_ç1,nda, si vedevano formarsi i gorghi di vento che cominciando a sollevare tra i pini alti turbini di neve ingrossavano e si distendevano nascondendo case e péndii per passare sibilando tlavanti agli sguardi alli~iti delle signore e dei bambini. Succé- · devano delle pause e allora era possibile vedere l'orizzonte schiarito sino ai monti lontani al di là della valle. Poi gli assalti del vento riprendevano, allora tutto tornava a scomparire e l'albergo ne tremava. Al tramonto il vento si placò, le cime dei monti apparvero illuminate da grandi raggi rossi del sole che spariva. Toller che· BibliotecaGino Bianco
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