Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

mo G. Coniisso aria luminosa, ma nello stesso tempo arrivando alle signore distese già si imprimeva nella loro memoria, col piacere :nostalgico ·che avrebbe dato, quando la stessa musica sarebbe stata riudita al ritorno giù nella loro città. I loro volti prima si arrossarono al sole poi cominciarono a prendere una bella tinta bruna. Una sera ' . mettendosi a tavola la bionda signora Elena disse ailla signora Maria: - Ohe tinta meravigliosa hai preso tu! - L'altra, con tutta una flemmatica modestia che nascondeva una lunga consa– pevolezza, le rispose: - Non mi pare. - E nello stesso tempo si intese la sua piccola Nina prorompere in alti strilli e dire tra un singhiozzo e l'altro: - Te l'ho tanto raccomandato di non met– terti al sole, adesso così nera non mi piaci più, io lo scriverò al papà .... - Sua madre si diede a baciarla e tutte le altre ridevano della passione della piccola Nina. Nelle soste dello sport ·o tra una pietanza e l'altra d'improvviso, rese femminili quasi ad uno stato più intenso, da questo isolamento in piena natura, manifestavano ardenti accenni d'amore velati sotto queste parole: - Come mi piace il tuo maglio'ne, me ne voglio fare uno uguale. -·Ma in que– sto paese non si vedono mai gli abitanti, stanno sempre chiusi in casa! - Oggi voglio telefonare a mio marito. - E la signora Nella reprimendosi uno scatto nervoso si. rivolgeva al suo biondo figliolo decenne baefa,ndolo e ribaciandolo in volto con tanta forza da lasciargli impresso il rosso· delle sue labbra, e: - Copriti il collo, tesoro, ché tu non abbia ad ammalarti, per carità, - gli 9-iceva. Dopo il suo ésempio, anche le altre vollero telefonare ai propri mariti. Gli affari li trattenevano in città, ma promettevano di venire a trovarle al più presto. - Toller, i miei sci non funzionano, bisogna darci la 8ciolina, - Toller, i miei bastoni non mi paiòno sicuri. - Toller, non riesco a fare progressi. Stamattina avevo una cosi grande paura a la– sciarmi andare. - Parèva si divertissero a voler affaticare qué– st'uomo più forte di quanto lo potesse riéhiedere il servizio semplice che faceva. Ed anche il giovanetto ,SkiTveniva continuamente assil– lato o con raccomandazioni perché i bambini non si facesser·o ni.ale o perché si facessero più sièuri. Una leggera storta alla caviglia, qualche ammaccatura alle ginocchia o ai fianchi, qualche scalfittura al polso, divenivano argomenti preoccupanti. Veniva fatto chia– mare il medico dal villaggio giù nella valle, sospendevano di sciare per rimanere a letto o distese sulle sedie a sdraio, al sole, si chie– devano tra loro più volte al giorno le reciproche condizioni, rite– lefonavano ai mariti assicurando che stàvano benissimo, ma che si spicciassero cogli affari. La signora Livia che non aveva nessun malessere ·si trovava però disperata coi bambini :· il piccolo Cièi sòffriva terribilmente ai denti e la Carla s'era influenzata. Cici coi suoi quattro anni era tremendo, nello spasimo per il male si BibliotecaGino Bianco 'I

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