Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
148 G. Comisso sulle spalle. - Il treno era pronto, gli strinsi la mano e lo lasciai di corsa. - · In treno davanti a me stava seduto un soldato di fanteria che subito si diede ad osservarmi attentamente. Gonfio di volto e nel corpo si teneva sull'orlo del sedile come se dietro alla schien,a avesse qualcosa che gli impedisse di appoggiarsi comodamente. Difatti dopo un po' che il treno s'era mosso, tirò fuori da dietro ai :fianchi un :fiasco di vino e me n'offerse insistendo più volte; in fine, al mio rifiuto, vi appressò la bocca e bevette a, lungo. I suoi occhi come storditi da un lungo sonno rimasero a guardarmi in un assopimento estasiato. Di botto mi domandò dove andavo e se ero in cerca di lavoro; come gli risposi che andavo in Trentino per divertirmi, soggiunse che non mi sarebbe mancata l'occasione di trovare delle belle ragazze ; egli era di guarnigione da quelle parti e ritornava dalla licenza. Nella sua grossezza e lenta beatitudine stava tutto sicuro di sé, e, in questa stessa posizione, senza muo– versi d'un centimetro, socchiuse gli occhi e si addormentò. Nessun pensiero, né incubo, né angustia economica avevano dovuto ral– lentare il corso del suo sangue che lo imbeveva nella carne abbon– dante e serena. Il treno correva entro ad una va-lle che ora si ampliava e ora si restringeva, lasciando vedere nelle zone a tra– montana dirupi vicini con bianche croste di ghiaccio :filanti tra le pareti di roccia; poi anche i campi e le strade apparvero coperte di neve ghiacciata. Dove la valle svoltava apparivano lontano alte vette bianche di neve. Si rasentò un lago, l'acqua era cosi immobile da specchiare completamente il panorama dei monti antistanti. Ad una stazione, con grande rumore di scarpe chiodate, montarono nella stessa vettura due alpini. Il soldato di fanteria si destò dal suo sonno e guardò con curiosità i nuovi arrivati che andarono a sedersi su una panchina di fianco buttando con violenza le loro mantelline. Uno era piccolo e grasso con occhi azzurri quasi furenti tra il rosso vivo delle guancie, l'altro forte ed asciutto con una lunga penna sul cappello sbandato. Costui nel sedersi s'accorse che il soldato di fanteria teneva dietro alla schiena il fiasco di vino e fece un cenno di ·meraviglia, ma più ancora come vide che da sotto la giacca trasse una borraccia piena di vino, manifestò un'invidia cosi dispettosa da non indurre l'.altro ad offrire. Aveva un volto curiosissimo .. I suoi occhi chiari rimanevano in una :fissità di ca– priolo e anche il volto allungato stava quasi sempre rispetto alle spalle in una posizione animalesca. Pareva che sotto il suo sguardo non avesse che istinti di sete e di fame. Il suo labbro superiore era gonfio e sporgente come quello di sotto. L'altro segnalava tutta la sua vita,lità nel rosso delle guancie e nell'azzurro dei suoi occhi tesi come in incanto. BibliotecaGino Bianco
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