Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
146 G. Comisso o cinque bambini rossi alle o·uancie pallidi alla fronte e al collo ' ,,,. ' e splendenti agli occhi, tutti vita tra un senso di freddo e di fame, accorsero a curiosare. M'indicarono con precisione dove Cribol abitava : alla terza porta. Anche qui il sole entrava dalle finestre aperte illuminando dei letti disfatti. Spinsi una porta domandando · permesso. Da un'altra stanza venne subito una donna: era sua m0glie ·e sùbito riconosciutomi si affannò, perché Qribol -non era in casa. Chiamò il figliuolo che .avrà avuto dodici anni e gli disse di correre a chiamare suo padre che era in piaz,za. Il tempo stringeva e gli dissi che mi Faggiungesse alla stazione. Anche .a questo ragazzo il freddo e la fame davano una magrezza vivida e lucente. Dopo essersi soffiato il naso dietro ordine di sua madre, si diede subito a correre, ed era impacciato come avesse i geloni ai piedi o le scarpe sconnesse, o nelle gambe sentisse già il peso dell'adolescenza. Ritornai alla stazione. Per la strad.a fiancheggiata da grossi pla– tani bianchi e spogli come colonne, sul pavimento duro camminava davanti a me una coppia forse di giovani sposi. Avevano un passo felice come se superato allora l'amore, avessero deciso di uscire in mezzo alla gente per impegnare in nuove forme di vita l'entu– siasmo che li doveva animare. Attesi davanti alla stazione. Sul piazzale alcuni ragazzi tiravano calci ad una palla di stoffa.' Un giovanotto sopraggiunto venne molto complimentato da una donna :,l,nziana e lussuriosa che pareva non lo vedesse da tempo e un ragazzo forse figlio di questa donna si diede ad abbracciarlo alle gambe con l'estro di sollevarlo. Dal fondo della strç1,da venne avanti un gruppo d'uomin\ che conduceva un toro bendato agli occhi, lungo e grosso. Due lo tenevano per la cavezza, uno lo fiancheggiava armato d'un grosso bastone e altri gli stavano die– tro. Il toro nel suo passo lento e forte ondulava-appena, il suo dorso compatto. D'improvviso dalla porta d'una casa vicina, una gio– vanetta vestita coi pantaloni da marinaio uscì saltando e gridando con l'ebrezza come fosse in maschera. - Ah, sono un uomo !-Ah, sono un uomo ! - Saltava dalla gioia, scrollava, sul capo i capelli tagliati corti e inanellati. Una donna che la vide le gridò: - Via, brutta vergognosa, vatti a, nascondere. - E di corsa entrò e di– sparve nella casa da dove era uscita. Nell'aria fredda e illuminata dal sole nitido si sentivano apparire, come elementi isolati, gli istinti di ogni essere. A passo lento, m'accorsi che Cribol arrivava. Pareva un mendicante. Un berretto sformato, uno straccio al collo, un pastrano consunto : sotto, non aveva la giacca, e lo straccio al collo gli copriva malamente il principio del petto ignudo. Il pa– strano gli copriva la nuda pelle. Giallo in volto aveva gli orecchi seminascosti dai capelli lunghi, resi smorti e flaccidi come quelli dei neonati. Sorrise nel darmi la mano come olesse dirmi che io stavo bene e eh-e ero ingrassato dall'ultima volta che ci s'era visti. BibliotecaGino Bianço
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