Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

Nuove indagini sul Manzoni 135 tima, parola degli Sposi Promessi., l'illusione della sua padronanza cessò. Il romanzo che, durante l'opera di composizione, aveva diretto il suo lavoro come un suggeritore invisibile, ora gli era innanzi agli occhii stac– cato dalla sua anima, reso per così dire indipendente ..... Da quel momento no_n più il romanzo si piegava alle esigenze sue, ma egl:i.si piegava alle eSigenze del romanzo .... 11 suo obbligo d'artista oramai <>radi dimen– ticare i richiami della sua ment<:.,del suo cuore, del suo gusto, per se– guire unicamente i richiami di quel mondo, di quel mondo nuovo che avea, posto innanzi a sé ; di non pensare più semplicemente col suo cer– vello, ma di adoperare il suo cervello per pensare in funzione dell'opera che aveva creata e di fronte a cui cominciava a, sentirsi come un estraneo. Tuttavia conviene rammentare che quei personaggi del romanzo. che egli, secondo il racconto del Giorgini riferentesi certo al periodo del rifacimento, << disponeva davanti a sé come tanti burattini, per ascoltarne i discorsi, poi mettere in carta e rileggere con un godi - mento cosi vivo come quello d'una curiosità soddisfatta», quei per– sonaggi, dico, per quanto gli paressero star fuori di lui con una vita interamente loro, erano sempre creature sue, ed egli era colui che inconsciamente dettava loro le parole, a un di presso come accade nel sonno, durante il quale ci sembra apprendere dai fan– tasmi, fattura nostra, le cose che essi ci dicono, mentre anche que– ste emanano da noi. Quindi essi non facevano che rivelargli quanto in modo oscuro avevano ottenuto da lui. Ella stessa, del resto, riconoscendo che nell'Innominato volle incarnare la forza d'animo come contributo necessario degli uomini a porre la ragione sopra le passioni e levarsi cosi a confessare la verità, al sommo della quale è Dio; Ella, ri.conoscendo con che lunga preparazione, - ba– sta citare la Morale Cattolica, - il Manzoni s'avviò alla celebra– zione d'una tal forza; riconoscendo finalmente nelle lunghe e acute pagine riguardanti Geltrude, che la forza d'animo dell'Innominato fu da lui messa in contrapposto evidente colla debolezza d'animo di costei, cagione di tutte le sventure che essa subi e di tutte le colpe che commise, Ella mostra di bene intendere che quei burattini fini– vano per seguire un piano di lui troppo complicato per gli spontanei discorsi loro. Rulle Sue tracce dunque io mi spingo a vedere nell'Innominatò qualche intenzione manzoniana di più. Se nell'economia del ro– manzo quella conversione, come ho da Lei riferito, << non fu che un mezzo di salvare un'umile innocente», l'Innominato riapparve anche quando alla salvezza di Lucia non serviva più, epperciò ebbe tempo d'assumere, oltre questo ufficio e quello di incarnare la forza d'animo, un ufficio nuovo. Poté diventare il tipo dell'umiltà visi– bilmente magnanima. Il Manzoni che nella vita giovanile, prima di ritornar religioso, aveva fondato sull'amor della gloria l'unico scopo ft premio del

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