Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
134 F. Crispolti qualcuno) fo1,se per Fra Oristoforo, in un certo momento il .Signore minaccia; per Lucia il Signore sa; per l'Innominato il Signore è. L'In– nominato si converte perché diventa capaice di riconoscere ciò che è. Senza dubbio, le parole ai suoi bravi : « figliuoli, la strada per lf!i-qualesiamo andati finora conduce nel fondo dell'inferno», queste parole che specificano il castigo dovuto alle scelleratezze, l'Inno– minato le pronunzia soltanto a conversione pienamente compiuta, e dinanzi ad un uditorio a cui bisognava pàrlar chiaro non bastando allusioni e sfumature. Ma nella notte in cui la conversione maturò, come si può dire che a lui non balenasse il pensiero di Dio come di giudice tremendo ? Già da qualche tempo « la legge che aveva, se non altro sentifo annunziare in nome di Lui e che non gli era parsa che odiosa, quando gli tornava d'improvviso alla mente, la mente, suo malgrado, la concepiva come una_ cosa che ha il suo adempimento)). Come Ella vede, non v'è detto che questa legge ha oramai per l'Jnnominatò una, «realtà»; vi si parla d' « adempi– mento)), e che altro significa in quel caso l'adempimento, se non la sanzione contro chii non la osservò ? E quando nell'imminenza d'uccidersi gli vien fatto di domandarsi: « E se c'è quest'altra vita?)) : quando un « tal dubbio» egli lo sente come un «rischio)), di qual rischio poteva trattarsi, se non di quello d'u.n castigo ? E quando, nel rammentarsi delle parole di Lucia : « Dio perdona tante cose per un'opera di misericordia>), gli sorge un barlume di speranza in quel perdono, che cosa gli significa la possibilità d'es– sere perdonato, se non quella di evitare le sanzioni divine ? D'una ribellione in quel momento a Dio; di sprezzo delle sue punizioni, a uso Capaneo o Vanni Fucci, non c'è traccia in lui. Soltanto, queste punizioni egli non le concreta davanti a se stesso, come farà poi davanti ai bravi. Nell'angoscia di quella notte tutto in lui rimane indeterminato l'tutto è un generico avviarsi a quelle determinazioni precise che gli apporterà il colloquio col Cardinale: Ma dove il Manzoni trovò la raigione e la forza per mutare cosi radicalmente il Conte del Sagrato nell'Innominato ? Ella lo spiega ottimamente : Mentre componeva il romanzo, poteva ancora illudersi di essere l'ar– bitro del proprio lavopt>, di poterne variare la struttura e la forma a seconda d~i suoi bisogni morali, delle sue credenze religiose, delle sue teorie estetiche. Poiché aveva, la penna in mano e carta bianca sullo scrittoio, poteva, abbandonarsi a,l]a, tentazione di collocarci le riflessioni qualche volta troppo sottili in cui la sua, mente ragionatrice si pi.ac ~va, o qualcuna di quelle peregrinità storiche che veniva accertando con tanta precisione; magari, sebbene la cosa fosse abbastanza contraria ai suo.,i gusti, d'incastrarci qualche pezzo d'effetto. Ma quando ebbe scritta l'ul- BibliotecaGino Bianco
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