Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

130 F. Crispolti del Cardinale, che sono il fatto ultimo e decisivo al quale tutto quanto procede è volutamente ordinato». Bene Ella nota che in quella prima stesura il personaggio « è · presentato non in sé, ma nei snoi atti, nei suoi delitti; e la descri– zione di questi delitti è estrim1eca fino alla teatralità>>. Dovrebbe ap,parire come un forte, ma in realtà non è che uno schiavo delle sue passioni ; dirò che quel suo contrattare in denaro con Don Ro– drigo la p,ropria complicità avvalora l'impressione da Lei provata, che egli pecchi d'una volgarità sconosciuta ai magnanimi. E anche dopo convertito, quel « diventare il Conte un satellite del Cardinale e seguirlo di paese in paese come un cane>) fa si che di fronte a quest'ultimo « apparisca alquanto meschino>>. Invece nella stesura definitiva, in cui il personaggio divenuto l'Innominato lo si vede più dal di dentro che dal di fuori; in cui tutto il dramma deve procedere principalmente dall'interna sua for-za magnanima; in cui i fatti esteriori, suoi ed altrui, gli-daranno bensì occasione ad esercitarla, ma non saranno più la sorgente della conversione, questa « non può essere la conseguenza inaspettata di una folgorazione istantanea, ma il risultato necessario di una pre– parazione lenta e lontana. Infatti Manzoni fa che l'Innominato arrivi al ratto di Lucia non più, come il Conte del Sagrato, intero nella sua scelleratezza, ma già minato, già scosso nel fondo del– l'anima>>. Per giungere a ciò il Manzoni muta alqua,nto anche la figura di Lucia. Essa « perde quella punta di prepotenza, quella infantile e desolata coscienza che aveva del proprio potere .... In lei non resta che l'innocenza opp~essa ed inerme : quanto basta>>. In tal modo Ella si apre la via a dire ottimamente: « tutto i\ mondo dei Prornessi Spo8i gira intorno all'innocenza di lei come al suo cardine»: e altrove dice nQn meno bene: « L'Innominato at– tinge la sua dignità solo quando, dopo aver rinnegata la sua pas– sìone di primeggiare, riconosce la sua posizione subordinata rispetto a Lucia, cioè rispetto all'innocenza umile ed oppressa, c~e è poi la · stessa posizione subordinata nell'intreccio dell'opera, dove quella conversione che per lui ha un'importanza così capitale non è che un mezzo di salvare un'umile innocente>>. Che a dare all'innocenza una tale efficacia egli sia giunto lenta– mente, come Ella mostra di supporre, ne trovo la conferma in una diversità, non notatar-fra un passo degli Sposi Prornessi e il passo corrispondente dei Promessi Sposi. Nel primo, Padre Cristoforo si limita a raccomandare a Don Rodrigo : (< risparmi l'innocenza» ; nel secondo intìma: « l'innocenza è potente (al cospetto di Dio)>>. Bisogna ricordare che egli nel romanzo rettificò quel pessimismo del- 1' Adelchi, pel quale, non essendovi luogo ad operare alcun che di bene, non resta se non patire e morire ; che invece si attenne a BibliotecaGino E3iarico

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