Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

254 E. BAUMANN, .Abel et Oa~n, ecc. vanità. Baumann ha fatto dei suoi due fratelli, Hubert e François, due tipi umani che possono, senza troppe sottigliezze ?i senso, qu3:drare bene in quell'interp1·etazione. Il primo è un volgare violento tutto mteso al concreto della vita, al verificabile e al certo; il secondo un sensitivo immaginoso. L'amore di una donna esaspera la disparità nativa delle loro nature, e precipita la mano dell'uno a un gesto di violenza, che sa:cà omicida. Il romanzo, come tema narrativo, sta tutto in ques~o episodio di mortale inimicizia fraterna .. Ma il suo « sens caché J>, per dirla con parole care all'autore, va cercato nei riflessi che l'episodio ha nel cuore della povera mamma. Questa figura di madre, di madre cristiana, è riuscita al Baumann mir!l,bilmente. Poche altre nei suoi romanzi arrivano a questa statura e maestà. :m, in fondo, anche lei, come natura umana, un povero essere. Piena cli scrupoli, sempre in guardia contro le sue tendenze, il cuore, più della ~agione, governa la sua, condotta. Ragiona all'infinito su se stessa, e solo la sua, instabilità la, salva dal demone dell'analisi. Il dissidio latente fra i due fratelli, è la croce della sua vita, anche perché ella sente come una colpa la sua affinità, la sua predilezione per Abele. Ma quando l'ha davanti dissanguato, la sua fede l.a trasfigura e la fa eroica. In quella morte vede e accetta il volere di Dio, non solo come espiazione di un suo lontano fallo sentimentale e della educazione senza nerbo e così pa.rziale data. ai figliuoli;· ma sopra tutto, per il riscatto di due anime che le so:µ vicine: quella del figlio assassino, quella del marito materialista. Ella sarà l'interprete del morto, e ne sublimerà l'olocausto. In tribunale, con semplicità magnanima, cbe prende tutti i cuori, perdona a Caino, per salvarlo, l'uccisione di Abele (a Caino, che già in carcere, . superando l'orrore del suo animo, aveva visitato, opponendo alla sua tracotanza umili parole di carità); al marito, abbrutito da tanti ;mai, anni nella sua pratica di pedagogo sgobbòne, chiuso per· educazione e temperamento a ogni problema metafisico, dà per la prima volta, - in una stupenda scena che chiude il volume, - l'angoscia dell'infinito e il senso della vita che continua oltre la terra. Così, in concisi tratti, il romanzo, nobilissimo nei fini e scritto in ubbidienza a un precetto che l'autore s'è da tempo proposto e che anche sant'Ilatj.o di Poitiers, il quale, come tutti sanno, metteva il « brutto stile» fra i peccati mortali, avrebbe benedetto: « La beauté ·de l'expres– sion, forme de charité ». È da fargli rimprovero, dopo questo, se talvolta lo scopo apologetico e la critica della mentalità di certi strati sociali francesi sembra sovrapporsi alla pura rappresentazione ? Vi è nel roman~o qualche elemento ripetuto da Le signe sur les mains · qualche figura convenzionale come quelJa del sacerdote che è un po'' il solito abbé del romanzo francese devoto; qualche espediente meccanico come .,.. il falso telegramma; ma tutto questo non turba l'atmosfera deÌ libro che è, da cima a fondo, quella, così' rara a ottenersi, per la quale Oh. Fond~iS~è~m1lite~reziosa definizione; ((le tragique étouffé )). Biblioteca Gino Bianco FRANcElsco OAsNATI. Biblioteca Gino Bianco

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