Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

R. CALZINI, Festival europeo 251 vivificato successivamente da Benvenuto Cellini, dalla celebre scuola di paesaggio che ne prende il nome, dalla corte del Terzo Impero, e via discorrendo. Quando la voga d'una località è troppo recente, sia la pa– tetica Berck-Plage, « Davos dell'Atlantico», .sia la peripatetica spiaggia . del Touquet ùa,i tre go1fi, « spetta,colo di ricchezza artificiale, perfetto monumento dell'internazionalismo spendereccio», allora, Calzini fa, sin– tetizzare l'ambiente da qualche individualità mondana, vera, o fittizia, la quale abbia un sapore quintessenziato d'attualità e di cosmopoliti– smo. L'originale Lady Patricia ovvero il super-sarto P. Arbiter sono pure invenzioni composite: reali invece le Dolly Sisters nonchè la dan– zatrice Argentina, intervistata, duran-te una partita di polo, mirabil– mente resa. E così folleggiano a frotte, attraverso il volume, i gaudentoni del « Festival europeo » che personificano talmente bene il momento odierno col suo fasto ozioso, la sua mobilità costante, la ,sua sete di diverti- - mento. Dominano perciò, logicamente, le villeggiature e i loro clienti decorativi e superficiali: dunque lettura di stagione, indicatissima, ora, che il caldo ci sospinge verso i medesimi luoghi schizzati con brio •m queste pagine, .cure savoiarde, cocuzzoli elvetici, lago_ di Ginevra con sensazioni di nuoto, rive del Tamigi con esperienze di canottaggio, coste della Manie~- francese con fervori di giuoco nei Casinò. Beninteso in ciascuno di questi punti, scintillino al livello del mare o a, duemila d'altitudine, 'fersicore regna suprema., perché « la nostra epoca è se– gnata per così dire dalle pietre miliari dei ballabili. Il tango della di– chiarazione di guerra, il fox-trot dell'armistizio, il black-bottom del– l'inflazione, il valzer della carestia». Il contrasto diverte oltremodo, il Calzini, per esempio « la folla profana nella terra dei morti >>, vale a dire i turisti yankee nella regione sacra, tra Reims e Verdun. Contrappone anche volentieri il tipo molto coetaneo al mezzo démodé, sia questi un lirico romantico a.Ua Lamartine o un lirico di guerra alla Rupert Brooke. Quando poi può fare emergere dalla baraonda internazionale un cognome italiano, lo_ fa co,n gusto e buon gusto : oltre a Benvenuto Cellini, è capace di citare con elegante indifferenza ora l'ambasciatore Nigra nella, Parigi di Napoleone III, ora il mago delle réclame luminose, Jacopozzi, nella, Parigi di Doumergue. Come ,si vede, ad onta delle reminiscenze aulicamente classiche op.pure pittorescamente stantie, il Calzini ha il fiuto dell'up to da,te. Quindi, nella eterogenea processione, non ci sfilano dinanzi unicamente i Byron e i Walter Séott, un Ruskin, un Whistler, persino un Octave Feuillet, ma, les derniers cris, di preferenza, francesi, come Despiaux e Dunoyer de Segonzac. Ra,:ffaele Calzini è a tal segno incorreggibilmente odierno che una qualsiasi personalità nuovissima, da lui prediletta, deve per forza saltar fuori ad ogni secondo e per un solo secondo, magari appena in una me– tafora. Si noti la chiusa, di questa felice vignetta britannica: « Un prato .verde ·chiarissimo muore tra cespugli di rose fradice all'orlo del fiume difeso dalla cordonatura di pietra. Le foreste camminano nel fiume coi riflessi dei rami e con le foglie morte che vi sono cadute: tappeto floreale rotante. Un •sole da Capo Nord, pallido e slavato, per un gusto bliotecaGino Bianco

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