Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
P. MtSOI.A.'l"l'ELLl, Studi senesi 243 conoscere meglio quel tipo estetico femminile che tentò di darci con le grazie del suo stile fiorito l'abate Firenzuola,; specialmente quelli che il Misciattelli ha attinti dalle pitture senesL(ritratti, cassoni nuziali, deschi da parto), pur troppo in gran parte sottra.tte all'ammirazione e al go– dimento -degli Italiani, perché ormai gelosamente custodite in collezioni private per lo più straniere. _ . Anche per questo il volume ha un notevole interesse, perché il Mi- : sciattelli, abbellendolo di parecchie illustrazioni, offre all'occhio del let– tore la riproduzione di rarissime pitture, le quali sono anche la più . attraente documentazione di quella g,aiezz.a senese che .al devoto rac– coglimento della oivitas Virginis sa, per un sano sentimento d'equilibrio umano, congiungere la lieta spensieratezza della civitas Verwris. GIUSEPPEFATINI. EUGENIOMoNTALID, Ossi di sepp·ia. - Giuseppe Garabba, Lanciano, 1931. L, 8. - Che cosa è che subito distingue la poesia di Montale da quella degli altri pochi a lui vicini e giovani? Io direi una parola sola: « d~1sione )). Decisione nel linguaggio, nella forza e novità delle immagini, e nel modo col quale sa, dare alle verità più sofferte un aspetto simbolico, E l'aiuta la robustezza del suo temperamento di critico e di cercatore sottile. Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi; fuori che il prodigio èhe schiude la divina Indi/:ferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato. Ed è un esempio che vale per tutt'insieme quel che s'è detto. AMhe dove lascia più perplesso il lettore, in quell'accordare, con un minuto ricalco, alle voci del mare il suo «balbo» parlare, - çhe è delle ultime poesie, - già di per sé persuade un fuoco interno, un rigore, una coerenza d'animo; e nelle primissime poesie, mettiamo Caffè a Rapallo, la sola forse che veramente risenta del gusto dei « crepuscolari» e del loro stanco tono commemorativo, sebbene qui con asprElzze e stridori nuovi, c'è alla fine di botto un'immagine che riscatta il valore di quella lirica, e scopre la maniera propria di Montale, ferma e, direi, perentoria. È con la «decisione», l' «estensione». In nessun altro poeta, oggi, è dato, d'un motivo lirico, anzi- à'un tema, misurare· così chiaramente la durata, e, si direbbe, il peso. Se la poesia di un Ungaretti è musica senza dimensioni, respiro dell'anima e nient'altro, - che, se mai, gioca e .si muove su i_mpercettibili sensaz\oni e suggerimenti interni, - quella di Montale la vedi nascere nella sua fatica e prender corso quasi visi– bilmente. Più volte, a un orecchio grosso, può accadere di scambiare la sua Biblioteca Gino Bianco
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