Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

L. AMBROSINI, Cronache del Risorgimento e Scritti letterari 239 Emanuele; Cav.our e Mazzini. Avevamo dunque ragione di dire, che il libro ha compiutezza di panorama storico. Colla, quale naturalmente non contrasta, anzi si accorda assai bene il fatto, che l' Ambrosini aveva le sue preferenze e la sua maniera di Yeder le cose. Due punti di vista emergono. L'importanza, per l'opera_ del Risorgimento, delle « teste qua-dre », troppo trascurate di fronte a « le teste esaltate»: degli uomini di governo, degli amministratori, degli economisti, in genere di tutti quelli che attesero pazientemente al c6m– pito quotidiano, da non dimentica-re per i cospiratori, i martiri, i guer– rieri. E l'u:ffirio dialettico, diciam così, esercitato nel Risorgimento dalle opposizioni r(\trive, - daU' Antirisorgimento, diremo con un ter– mine solo, -= le quali rappresentavano anch'esse forze reali, una parte d'Italia non trascurabile. Con una simile disposizione di spirito si ca-pisce, che l'opera effet– tiva d~l partito d'azione rimanga alquanto in ombra; che il Quara,ntotto sia un pochino mal trattato; che il perno del Risorgimento appaia, in questo libro, il Piemonte; El~he il Dio dell' Ambrosinf sia Cavour. ·Ma qui, appunto, si rivela l'onestà e larghezza del Nostro. Cavourian,o a-r– dente com'è, egli ha dedicato via via, nella, libera sue.cessione dei suoi articoli, più pagine à Mazzini che a lui; e non delle meno felici. Egli riconosce altamente il « carattere eroico» e « l'uomo chl:lnon piegò mài, che non conobbe transazioni, che non coonestò imposture, che non do– mandò nulla a nessuno, che rifiutò ogni contatto equivoco, che visse uni– camente per il suo Mito e di esso fece la lirica e la tragedia dell'anima, sua>>; afferma che « Mazzini uomo rimane una delle più fantastiche ed eroiche figure del secolo decimonono >> ; e non dissimula, che spiritual– mente è superiore a Cavour. Filomoderato e filopiemontese, egli sa va– lutare il Crispi del 1860 e degli a-nni immediatamente successivi; e mette in rilievo, ìl carattl:lre retrogrado di larghe zone del Piemonte. E l'esalta– zione di Cavour, grande e caforosa, è altresì sagace: Cavour è visto nella sua vera fisionomia ùi uomo di governo, che utilizza le forze preesistenti, comprende le opportunità clElimomenti successivi, e le une e le altre adatta all'esigenza statale. Correzioni, o piuttosto integrazioni, alla- maniera cli vedere clel- 1' Autore se ne possono far-e, indubbiamente. Pare a n,oi, ad esempio, che del Mazzini egli abbia saputo meglio valutare l'anima interiore, la figura morale, che non la efil.ç:aciapolitica concreta. Ma ostavano a ciò, a parte le tendenze personali dell' Ambrosini, le condizioni della nostra storio– grafia del Risorgimento. Nella quale, a parte il Luzio, che in questo punto ha visto assai addentro, non sapremmo dire quanti si siano resi conto anc6ra, che Mazzini è <1,l centro dell'Italia che si fa una, tra il '48 e il '60: al centro dei fatti, non solo cl-elleidee. Quando, poi, l'Autore ml:ltte in giusto rilievo il carattere di costruzione statale della geniale opera cavouriana, non si ferma sui tratti specifici (monarchici, dinastici, alto-borghesi) della costruzione medesima. In generale, egli vede più i problemi risolti del Risorgimento, che quelli rimasti aperti. Di qui anche il rilievo a quello che noi abbiamo chiamato « Antirisorgirnento »: al municipalismo piemontese o a-1pensi-ero antiliberale del p. Taparelli D'Azeglio. L' Ambrosini, del resto, aveya ragione da vendere a soste- Bib1iotecaGino Bianco _/

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