Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
220 P. Nardi « Doventando >>: proprio cosi. E. v'informerebbe egli medesimo come i suoi maestri gli avessero insegnato (viyendo il· Manzoni!) a imitare il Boccaccio, il Novellino, il Cavalça, il padre Cesari; e come, per aver una prima lezione di antiaccademismo dovesse andare, ch'era già stu– dente di diritto (e l'accompagnavano due compagni d'uniYersità con certi solini duri duri, con le zazzere lustre di pomata, coi cappelli a, torre, ,con i guanti lucidi), indovinate mo' da chi? Da Jacopo Cabianca. Ep– pure non si può dire che nelle prime, più lontane prose di Lioy, - dalle quali, come dall~ meno conosciute e trovabili, trarrò in maggior copia le citazioni, -- certe ~leganze dérnodées manchino di grazia arguta: sem– brano anzi aiutare l'umorismo dominante. Le definiremmo una malizia, se non temessimo di giudicar con la scienza del poi, avendo magari l'occhio alla maniera di Panzini, e se di tutto l'amido e d'ogni belletto lo scrittore non si fosse poi liberato. Liberarsi invece non poté dalle cariche, - di consigliere, di segre– tario, di presidente, di protoquamquam, -- senza cader da queste padelle nella brace di deputato, di senatore. Rinunciò a, laurearsi e gli toccò di esser Provveditore a.gli studi. « Che giarrlino froebelia,no sarebbe la mon– tagna», pensava intanto fra sé. « E con dei buoni libri, che ginnasio e che liceo, senza malinconie d'esami d'ammissione, di promozione e di licenza, ! ». Vien sotto la penna un altro ricordo di Giuriato. Questi era bimbo tra bimbi, in pa,sseggiata scolastica. Incontro col Provveditore! Il quale anche interrompe il consueto andar baldanzoso e si :Curva, toltasi dal.– l'occhio la caramella, ad accarezzare i ciuffetti più impertinenti, a strin– ger tra, le nocche nasini e ganascini, né sa resistere ~la tentazione d'en– trar nella comitiva e di andarsi a sedere, come un maestro qualunque tra i suoi sçolaretti, sulla vetta d'un colle, Per involarsi un momento dalle cure quotidiane, è molto utile stendersi fra le alte erbe e tuffati in un oceano verde contemplare la volta azzurra. Le foglie tremano, si curvano, si insertano, si abbracciano, a· fasci, a onde, a covoni .... Cose da Incantesimo del Pra,ti ! E che occhioni, into·rno a lui, sgra– nati dalla meraviglia! Ma Provveditore me lo ricordo an~h'io. ~elh cli,fficoltà di trovarlo in ufficio, a Vicenza, s'andava, in Commissione studentesca una vera folla sopra un'unica carrozzella traballante, a, cercarlo nella ~ua villa di Vancimuglio, tra peschiere silenziose, pometi e pergolati! Si arnoltava dalla viva voce di lui, - non, più flavo ma canuto sotto la papalina di seta nera, - il fervorino sui doveri scolastici imprescindibili, ci si la– sciava frugare ben hep.e dall'ironia di q1ìegli occhi spianti sui nostri visi l'effetto di cosi burbanzose parole, e si tornavn, 1·aggianti in città, ad annunziare ottenuto il prolungamPnto delle vacanze natalizie o paJSquali. Ho detto ch'era UD poeta. Ma, il suo modo d'indulgere ai poeti? Antonio Fogazzaro, quando pubblicò Miranda, si ebbe questa, letterina: Oara; adorabile! Ho letto tutto, e- sono invaso dalla tua Miranda, e ,::;ono geloso ~i te, geloso di tutti quelli cui palesi il gentile segreto, cui fai copia <:U tanto amore, di tanta bellezza, di tanta bontà. El tu, profanatore, perché non lasciasti BibliotecaGino Bianco
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