Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931
218 U. Ojetti - Settimanal·i presario moderno p-0ssedere notizia. veruna delle cose appartenenti al tratro non intender:si punto di musica, di poesia, di pittura ecc.», non s'insuperbisca immagina,ndo che Benedetto Marcello abbia profetica,– mente pensa,to a lui. Rumori inuttll. 26 luglio. Non parlo di politica ecclesiastica o d'architettura razio– na.le . Pa,rlo dei rumori per le vie delle nostre città. Giorni addietro legge vo su un giornale inglese l{l,protesta d'un turista per lo strepito d(?lle trombe, anche durante la notte, delle automobili a Roma; e la leg~vo in una camera d'albergo a Ginevra davanti all'isoletta di Rous– _seau ch'è tutt'un ciuffo di pioppi, là dove il Rodano sbocca nel Leanano e i cigni bianchi e neri, immergendo di co1po il becco nell'acqua e poi alzandolo al cielo, hanno l'aria di sta,r lì a confrontare il sa,pore dellei due acque, di fiume e di lago. Era, al tra,monto, l'ora di maggior transito e dalla mia finestra- potevo vedere il Quai des Bergue.s, il Quai du Mont– Blanc e i due ponti, corsi da, macchine e macchine; ma se non avessi letto quella protesta, non mi ,sarei accorto dei loro rari e sommessi richiami. Non era,no più a,lti dello « scusi » che una per,sona educata mornnora s:fiorando un passante, e la pace dell'ora e della veduta restava intatta e serena. A Londra, con un tra,:fficodieci volte più inteTuso, non avrei udito nemmeno quei brevi richiami : silenzio perfetto. Ed eooo, stamane, sullo stesso tema dei rumori inutili, e non solo di quelli delle automobili e delle strade, ma anche delle radio e dei gram– mofoni e dei I)ianoforti, trovo un ennesimo a,rticolo sopra un giornale it:aliàno. Da quanti anni s.e ne discute ? Quante commissioni sono state nominate? Non o,so chiedere quanti regolamenti i municipi abbiano emanati, perché a giudicare dall'effetto non ve ne deve essere nemmeno uno. Si potrebbe rassegnatamente concludere che ogni strada e ogni città hanno la voce o strepito o frastuono pliù conveniente alla natura e alle a,bitudini dei loro abitanti; e non c'è rimedio. Noi si grida. A Ginevra si parla sottovoce. A Londra, se non s'ha qualcosa d'urgente da dire, si tace. Vorrei sbagliiarmi: ma se non mi sbaglirussi, chiederei addirittura . una legge. Una, volta l'ho chiesta contro il, punto ~lamativo; un'altra volta, contro l'abuso dei superlativi. Natùralmente, non le ho ottenute. Ma, visto che lo strepito deHa via irrita e offende più gente degli escla– mativi e dei superlativi -stampati, se si comin,ciaS1Se da una legge sui rumori inutili, anche soltanto da una legge che stabilisse il tono mas– simo delle cornette e questo tono non fosse più alto di quello che udivo a, Ginevra, credo che pian piano s'ar1>iverebbe anche a vedere sui gior– nali e ~ei pubblici discorsi (magari iu quelli di Sua Santità che insomma è un milanese, e a Milano in fatto di rumori non si scherza) qualche superfativo di meno.· Per a;ure1s ad cerebry,m-, e forse al cuore. Si può essere grandi, a,nche senza gridare; e, sopra tutto, senza gridarlo. • UGO 0JllY.lTI. BibliotecaGino Bianco
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