Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931
Villa Beatrice 71 anche di togliersi la spolverina e il cappello, s'accostò alla figliola, le prese una mano nelle sue : - Dunque .... Sei felice ? Un soffio che parve- voler essere un sì. - Bice! ... La figliola si voltò e guardò sua madre negli occhi. Eran così di smalto gli occhi della figliola, lo stesso azzurro crudo di certi -cieli invernali, c'era tanta indifferenza nel tono della voce che la signora Isabella lasciò andare la mano della figliola. E questa, come se proprio non ci fosse nulla da dire, nessun argomento di discorso: - Perché séguiti a tener la spolverina e il cappello ? Méttiti in libertà. Qui ci ài tutto; se vuoi lavarti, ravviarti, nella stam~a da toilette: c'è anche il bagno. Ài tutto l'occorrente. Ti debbo chia– mare la Teresina ? - La signora Isabella accennò col capo di no. - Qualunque cosa tu abbia bisogno, chiama. E se dopo ti piace di stare in libertà, se vuoi una veste per stare più fresca, non far com– plimenti.. .. E usci dalla stanza. Tutto quel discorso, per lei lunghissimo, era stato il massimo sforzo della sua affettuosità. Le era costato una gran fatica, le era parso di essersi spremuta : ili più non poteva dare. Ma per la signora Isabella che aveva sognato la felicità d'una confidenza in cui il sesso avrebbe rivelata la propria emozione di fronte al proprio mistero scoperto, - l'avrebbe espressa nel modo arcano e dolcissimo da serbare a sé stesso intatto il mistero : una di quelle parole che dicono un mondo o, forse, in silenzio, un ab- \ braccio, un singhiozzo, uno scoppio di pianto-, per la signora Isa– bella il contegno della figliola era la dimostrazione definitiva della sua non-umanità: statua, ella pensava levandosi la spolveriria e il cappello, statua. E che ci trovava il marito? Che dava quella al ma– rito? Un corpo senz'anima. EH marito l'amava, d'un amore spiri– tuale e carnale : si vedeva, si sentiva .... La signora Isabella provava quasi pietà di lui. In quel momento una voce chiese permesso. - Avanti! Era la Raffaella che portava la veste : una veste guarnita con dei nastri azzurri. Si fecero di gran sorrisi, di gran riverenze: l'una e l'altra ave– vano una voglia incontenibile di domandare, di sapere : ma per quella volta si sfogarono in cerimonie mute, buttando giù di gran saliva. Era un modo anche quello di cominciare a intendersi. « Stamani faccio forca : oggi andremo tutti, verrete anche voi, a visitare le concerie; stamani, darete un'occhiata qui, ai domini di Biée >>. I suoceri approvarono fanaticamente. Tanto il signor Er– ma,nno che la signora Isabella quasi non credevano a loro stessi : ibliotecaGino Bianco
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