Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

Il « Ritorno alla semplicità» in alcirni giovani compositori francesi 61 sione; e si legano una con l'altra e formano un'unità, di ampio· respiro ma senza convenzionalismi di sviluppo, che soddisfa allo stesso tempo il nostro bhiogno di emozione e di logica costruttiva. Quel certo stato di grazia melodica (e melodiosa) che tutti oggi s'accoglie come il segno deciso della liberazione dal macchinoso e dal difforme, costituisce qui il fondo dell'ampia tela in cui anche le caden:ze dell'istrumento hanno una solennità ed una riservatezza che c'impediscono di sentirle come passaggi obbligati ili virtuosismo tecnico. Ed in queRta, che uon è I)iù ripugnanza ad esprimere il senti– mento, quasi una paura fisica di esserne dominati, ma che s'è fatta ferma capacità di chiuderlo nella forma precisa, misurata, armonica di un disegno melodico, in questa chiarezza e semplicità di linguag– gio che non rinnega il passato (le teorie son teorie, ma quelle che contano sono le opere: e chi ha scritto la deliziosa siciìiana del Concerto campestre) di certo non ha timore di dichiarare la sua ammirazione per Schubert ed anche, senza offender nessuno, per · quel Gounoù che ha scritto il duetto d'amore del terzo atto del ·Faust), ma è consapevole delle esigenze del suo tempo, sono le doti che pongono il Po11lenc fra i giovani musicisti più significativi, fra quelli, - che non sono molti ed è logico sia, così, - da cui si può anc6ra molto attendere per l'avvenire. Una certa affinità fra Poulenc ed Henri Sauguet, ci conduce a dire ora di un altro gruppo di musicisti nato sotto il segno di Satie, quello che si chiamò della « Scuola d' Arcueil >>( dal nome del pic– colo comune della banlieue parigina dove Ratie visse gli ultimi grami anni della sua vita terrena) e che era formato, quando nel 1923 si presentò in ordine di combattimento ad un concerto al «Collegio di Francia)), di Henri Sauguet, Maxime ;racob, Henri Oliquet-Pleyel e Roger Desormière_ Ma l'esempio di Satie non ci pare che sia stato accolto da questi giovani se non per ciò che in es8o v'era di negativo e di superficiale; nelle loro musièhe si ritrovano frequenti atteggiamenti di quel Satie umoristico ed incline al facile motto di spirito che, come aobiamo indicato più sopra, conviene trascurare se si vuol conoscere l'essenza di quel musicista. Sauguet, certamente il migliore della « Scuola d' Arcueil >>, ha scritto qualche pagina di una, miracolosa, gracilità che si fa pregiare per la delicatezza del tocco, per certe sfumature d'un grigio trasparente, e pe.r un'esile vena di poesia, tra sentimentale e spregiudicata (soprattutto nel balletto La Nnit) ; ma il lievito satiano che in Poulenc ha giovato a rivelare una personalità soda e interessante, è passato tal quale nell'opera di Sauguet, con le sue lacune, la sua incapacità ad orga– nizzarsi, a trovare l'ubi consìstam; nella maggior parte delle sue composizioni (ed anror più in quelle dei Ruoi compagni <li squadra) lioteca Gino Bianco

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