Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

58 G. M. Gatti onore a ehi l'ha scritta, come non ve n'è senza ombre ed opacità che denunziano la fretta o l'indifferenza. Ebreo e provenzale, aperto alle voci d'ogni paese ma nello stesso tempo enracirré nel suolo del Contado Venosino dove i suoi antenati si trasportarono nel quat– trocento le caratteristiche della razza cui appartiene Aono in lui ' . temperate dallo spirito mediterraneo, l'esuberanza, quel soggetti- vismo violento, esasperato, a volte declamatorio ch'è propriamente ebraico (pensiamo agli ebrei Bloch e Mahler, non all'israelita Men– delssohn) son disseccati dall'asciuttezza del maestrale, arsi dal gran sole meridionale; libera da ogni amplificazione, l'espressione mu– sicale di Milhaud realizza nei suoi momenti migliori quell'ideale di misura che consiste nel« restare sempre al di qua di ciò che si vuole esprimere) ). Cos ì che, portato dal suo temperamento ad un'ela– borazione qua.si sempre polifonica, su di essl-t è visibile il risultato di tale sernvlificazione, dello scarnirnento delle linee, ridotte al mi– nimo essenziale, vere e proprie linee-forze con possibilità autonome: l'estrema chiarezza e traAparenza del tessuto, la quasi completa as- senza d'amalgama armonico, danno alla coiicezione politonale di ,. Milhaud un senso ed un effetto sonoro ben diversi da quelli di altri politonalisti come Bart6k o Stra'winsky. Allo stesso fine colia- bora l'ìstrumentazione, per lo più secca, talora un poco rigida, di una lucentezza metallica, che fa pensare a certi ambienti moderni, cromo e cristallo, spigoli vivi e taglienti e s11perfici laccate; grande uso fa il nostro di strumenti a fiato e soprattutto di strumenti a percussione, con un'abilità, per questi ultimi, che lo fanno consi- derare un vero <<specialista>> della batteria (vedi, senza arrivare al recente concerto per hatteria, le molte pagine in cµi la parola è ag-li strumenti a percussione, in L' H omme et son désir) e special- mente in quella efficacis~ima scena dei presagi nelle Coefore) in cui il parlato I'itmico di una coefora,, punteggiato da esclamazioni, mormorii, sospirL del_ coro, è sostenuto in orchestra dalla sola · batteria). Applicando le stesse direttive, Milhaud ci ha dato alcuni saggi di opera teatrale intereAsanti come pochi altri : alludiamo, più che al singolare ma un poco macchinoso Cristoforo Colombo, alle opéras– minute) ai due brevi ill'ammi (tre atti: meno dLun'ora di durata per· ogni opera) Les Malheitrs d)Orphée, e Le Pauvre Matelot. In que– sti, esclusione assoluta di eiò che non è essenzialmente drammatico dell'aneddoto, del pittoresco: f1111ica- cosa che Ata a cuore al mu'. sieista è il nucleo centrale della vicenda (il nostro Malipiero nello stesso ordine di idee, tocca il 1 limite del problema) ; vedete nei Malheurs d'Orphée come il mito, trasportato nel tempo e nello spa– zio, è stato liberato da tritti gli accessori, dalle allegorie e dalle allusioni divine (o satiriche) dei librettisti precedenti da, Rinuc– cin~ a Kokoschka, e ridotto alle dimensioni di una image d)Epinal BibliotecaGino Bianco

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