Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931
44 . D. Valeri cante vagabondo: - E xè qua 'l pignata-a-ro ! - ; qualche scoppio di voci fanciullesche ne.I mezzo d'un gioco : - Poma ! Bandi! ' . Ma,re ! - Passa il tram, dondolandosi e sobbalzando su le rotaie, dietro il trotto affannoso di due rozze rassegnate. Una carrozzella di no lesin ro tola con lungo fra,go,re su l'aspro ciottolato. Le cam– pane, data.si una voce, attaccano un coro glorioso; poi tacciono tutte ad u n tempo , lasciando l'aria, sopra le vie, paurosament<';_deserta. Calata la sera, la città s'addormenta in pac·e sul suo letto di terra grassa, sotto il molle padiglione del suo cielo sempre un poco an– nebbiato. E un bel giorno comincia la fiera del Santo. Dal Canton del Gallo al Pra' della Valle, sotto le arcate del lunghissimo portico, si sono accampati in baracche d'assi e di tela, _mercanti di for– maggi e di libri, di giocattoli meccanici e di merletti, d'immagini sacre e di specifici contro tutti i mali ; e la folla si pigia in quel chiuso, e ne rigurgita e trabocca rumorosamente in mezzo alla strada. In Pra' della Valle c'·è il mercato delle bestie: sole, polve– rone, mugghi di bovi, risse di sensali, e un brioso scalpitar di poledri inseguiti dagli schiocchi a gragnuola delle fruste ; e nenie nasali d'organetti e martellar di campanelle e grida d'imbonitori, dall'angolo dove sono allineati i casotti delle statue di cera e i ser– ragli delle belve. Il frastuono giunge, come una romba continua è confusa, fin dentro il cuore delle basiliche Yenerande. Questo spettacolo dura una settimana; non costa nulla, e non sazierebbe mai. Vorrei entrar dappertutto, veder tutto, e comprar questo e quello; ma poi mi contento della mia parte, ch'è fatta di qualche cartoccio di ciliegie, marinelle e more, e d'una galoppata, ogni tanto, in groppa a un cavallino di giostra. Finita la pazza settimana, partiti appena i contadini e le bestie e i mercanti (ma ce n'è anc6ra il puzzo nell'aria), ecco l'altro spet– tacolo, grandioso e crudele, della Corsa delle Bighe. :m un pome– rfggio di domenica_ Il Prato fiammeggia di bandiere al sole; fanfare lacera,nti. saltano ·su da ogni parte, soverchiandosi a vicenda; Ja_ folla urla furibonda dai palchi e dalle sbarrete) tutt'intorno. Mi pare che l'aria sia rossa, di fuoco. 'Dre spari di mortaletto; e, in un silenzio improvviso, si spalancano le porte dei casseloni) e ne· rompono fuori su la pista nuda i quattro carri neri. Passano da– vanti ai miei occhi come un'apparizione irreale: cavalli carro e uomo, confusi in un nembo solo. Ho appena distinto il colore della tunichetta .di ciascun guidatore: il blu dal rosso, il verde dal viola. L'aria è senza respiro; pallida e smorta come il viso di quel dia– bolico Dante Tavanti da Siena, ch'è sempre davanti a tutti. Fatti i tre giri, il Senese tenta invano d'arrestar la sua· pariglia ubriaca e inferocita; attorte le redini alle braccia magre, si spenzola all'in– dietro, puntando il ginocchio alla sponda della biga; ma non riesce- BibliotecaGino Bianco
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