Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

Matilde Serao e Edoardo Scarfoglio 29 che hanno salotto e influenza politica. Di una di esse, tra le più in vista, diviene l'amante, sentendo anche in questo amore più l'appa– p;amento dell'orgoglio e il gusto della personalità affermata che l'espandersi di sentimenti meno egoistici. Giunge per lui il primo trionfo oratorio, la prima fortunata battaglia politica. Ecco che un duello con un onorevole Oldofredi, spadaccino famosissimo, lo afferma come uomo di ca,rattere; il mondo politico comincia a pie– garsj innanzi alla fortuna del deputato provinciale; il suo ascen - dente, la sua cultura, l'aver fatto cadere un ministro, gli con– quistano Fan.imo del Presidente del Consiglio che vede e coltiva in. lui un prossimo collaboratore. Ma questi contatti col vecchio statista gli offrono il destro di avvicinare la moglie di costui, donna Angelica, che egli ricorda di avere intravh;ta alla stazione, al suo arrivo a Roma, come simbolo d'un mondo elevato da conquistare con ogni studio, con ogni sforzo. Egli è preso da questa donna, angelica come· il suo nome, vittima della politica che le rapisce l'affetto del marito e la costringe a una perenne finzione, a un con– tinuo esercizio di ipocrisia. La passione di Sangiorgio, circoscritta in una tenacissima volontà di potenza, ~ di cui era aspetto anche l'amore per Elena Fiammanti, - pone improvvisamente il suo frleale fuori della divorante ambizione politica : la smania del pos– sesso gli si muta in smania di dedizione; nel suo sentimento im– provviso per Angelica Vargas egli sente fondere tutti gli interessi politici, tutta la sua coscienza di dominatore e di direttore della cosa pubblica; nella donna amata vede non solo una precisa e af– fascinante individualità, ma il riassunto, il simbolo, la risoluzione di tutta quella vita romana scettica e incantevole che egli, puri– tano e studioso, aveva spregiato. 'Ma l'amore in Angelica non è che una, parvenza determinata dalla stanchezza: sul punto di cedere, don Giulio Vargas, il marito, tipo di perfetto uomo politico, freddo e preciso calcolatore, ma anche conoscitore tollerante delle debo– lezze umane, la sottrae al pericolo e la ripone nelle sue gelide fun– zioni di presidentessa . .Nel crollo di quel grande amore in cui aveva riassunto tutte le sue ambizioni, Sangiorgio sente in sé l'inanità dello sforzo e della contesa. Abbandonata la vita politica ritornerà in provincia a cercare la pace. _ìi~ inutile indugiare troppo sull'aspetto documentario di questo libro, né almanaccare quanto il tipo di Sangiorgio somigli a Giu– stino Fortunato, né quanto Oldofredi somigli a Cavallotti, né quanto don Giulio Vargas a Zanardelli o a Depretis. A' suoi tempi furono, lo ripetiamo, proprio questi riferimenti a velare la sugge– stione poetica di questo romanzo. Due difetti, però, saltano subito agli occhi: il cronachismo invadente e la equivoca plastica di un gr!'linnumero di personaggi. Cronachismo evidente, quasi sfacciato, nella descrizione della seduta inaugurale del Parlamento; il pezzo BibliotecaGino Bianco

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