Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931
28 A. Oonsiglio ranno. Ohecchina, infatti, è infinitamente più rappresentativa e viva che non Caterina di Fantasia. Questo mutamento appare ancor più radicale in Conquista di Roma ove l'analisi ci mostrerà un risultato artistico di cifra ve– ramente elevata. Trent'anni or sono, quando i critici erano ancor vicini alla vita politica che la Serao sembra aver voluto ritrarre sullo sfondo del suo romanzo, la dipintura degli uomini e delle passioni di Montecitorio, della, frivola e pigra vita romana svolta intorno alla logomachia parlaimentare, pareva un riflesso della po– lemica giornalistico-politica che la Serao e lo Scarfoglio condu– cevano con impeto proprio in quegli anni (1885-1886), nel Corriere di Roma, e subito dopo nel Corriere di Napoli. Quando al principio del secolo cominciò a farsi la necessaria distinzione tra attività estetica e le altre attività, quando in opere di grande interesse e di grande influenza la critica nuova riconobbe piuttosto il valore po– litico, o morale, o oratorio, che un puro valore estetico, la Con– q,uista di Roma parve un eloquente esempio di opera ibrida in cui l'interesse politico entrasse a divider l'aria con l'interesse arti– .\ltico. Questo giudizio negativo poteva esser determinato, oltre che dai nuovi principii estetici troppo rigidamente applicati, dai rife– rimenti che i lettori eran tentati di fare al giornalismo e alla po– litica eontemporanea. Ora che quelle contingenze sono sup·erate, ci si trova in più comoda posizione per compiere un'analisi indipen– dente. In rea,ltà, il moudo politico della Oonqitista di Roma, lungi dal seguire una finalità estranea all'arte, è di natura squisitamente fantastica; non che l'autrice si sia purificata dalla passione politica, ma perché questa sua passione non ebbe mai quella vigoria e, di– damolo pure, quella. virilità di cui avrebbe avuto bisogno per so– pra:ffare in lei le capacità artistiche. Ma per meglio svolgere e di– mostrare la nostra tesi ci sarà utile riassumere l'argomento: :Francesco Sangiorgio, -ricco· e giovane avvocato di Basilicata, è -eletto deputato. Eccolo, agli inizi della narrazione, trascorrere una notte insonne nel treno che lo trasporta verso la capitale scono– sciuta e agognata. Cosi trascorre in .solitudine i giorni, nell'attesa -della riapertura di Montecitorio; gira come un trasognato per le vie piene di gente, strana .cosa per lui che non è mai uscito dalla :sua provincia; passa ore incantate nelle grandi sale deserte del par– lamento, lunghi pomeriggi in cerca di un appartamento ove sta– bilirsi. Iniziati i dibattiti parlamentari, il giovane deputato entra in contatto col vecchio mondo politico: nel contrasto con la sorri– dente leggerezza delle coscienze egli reca la sua dura anima di provinciale temprata in grandi e ostinati studii, in un'ambizione divorante che ha armato il suo spirito di tutto punto. La rudezza ·e la severità del suo tratto, mentre inducono al sorriso qualche più maturo collega, gli conquistano l'animo di qualche signora, di quelle BibliotecaGino Bianco
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