Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931
Matilde Serao e Edoardo Scarfoglio 27 dal fatto che lo sviluppo borghese fu specialmente acuto a Napoli, città e regno ove le caste erano, più che in altre parti della pe– nisola, rigidamente divise. Malgrado il favore regale di cui nei secoli era stato fatto segno il popolo grasso, né profondi movimenti religiosi, né larghi movimenti economici avevano determinato un vero e proprio individualismo borghese. Caduto il vecchio regime, al di sotto d'un'alta borghesia che divideva il posto riservato in altri paesi all'aristocrazia, - e di questa aveva anche tutti i di– fetti, - non emerse che un mondo di piccoli impiegati e di piccoli commercianti i cui spiriti non erano gran che diversi da quelli della grande plebe. Ecco, dunque, i motivi pratici e ideali di quella pic– cola borghesia studiata dalla Serao nelle sue prime eroine, e di quell'alta borghesia priva d'ossatura morale, di viva e moderna co– scienza, quale in parte appare in Fantasia. Si trattava d'un imponente filone che non poteva essere sfrut– tato artisticamente senza una grande, vi'rile energia: la Serao, in fondo, l'affrontò con una indecisione e una volubilità che, mentre sono aspetti della sua femminilità, si rivelano come difett~ di quella stessa debole borgh.esia di cui faceva parte. Ma questa donna esu– berante e mutevole sembra improvvisamente mutare di natura, conquistare una energia di sintesi e di ideali di cui le sue opere precedenti non avevano dato indizio. Nel 1884 appare La virtù di Ohecchina, nel 1885 La conquista di Roma. Non è necessario fer– marsi molto sul primo libro, già commentato da Benedetto Croce. Si tratta d'un grosso racconto in cui l'autrice ha plasmato una delle sue più vigorose e vitali eroine; i sentimenti di una borghese ro– mana, misti di ambizioni assurde e di pigrizie invincibili, di timori piccini e di vergogna, di odii e di torpide sensualità, sono mi– rabilmente intuiti. È questo stesso groviglio di passioni che le im– pedisce di commettere il peccato, e conferisce al racconto uri tono di satira morale e, insieme, di poesia, un significato di derisione della virtù occasionale e di compatimento delle torture in cui si dibatte un'anima prigioniera nella vita mediocre. In questo breve romanzo l'eroina è campita in un ambiente che non è più la pit– toresca scena napoletana di cui l'autrice subisce tanto il dominio e che, tanto poco riesce a padroneggiare. Anche Fantasia aveva ten - ta,to di svolgersi fuori del pittoresco. Però, a ben riflettere, esso è rimasto ai margini di quel mondo; si salva, escludendolo, dal dia– lettalismo, ma si priva anche di quel tanto di buono che offre un ambiente studiato dal vero, sperimentato sentimentalmente. L'am– biente romano di Checchina è, invece, molto meno pittoresco, molto meno complesso di quello napoletano; però, quella certa fiacchezza, quel certo provincialismo derivato dal contrasto tra la tradizione papale e la nuova atmosfera nazionale, lascia presagire la nobiltà dei più larghi e umani atteggiamenti che da quei contrasti nasce- ibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy