Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931
Matilde Sera,o e Edoardo Scarfoglio 25 Bibbia a caso e leggo il primo versetto che mi capita sotto gli occhi. Vi è sempre un consiglio, una guida, un presentimento, una fatalità nelle parole scritte. Quello che diceva fece. Lesse a bassa voce, due o tre volte, il versetto, come colpita da meraviglia; poi lo lesse ad alta voce : « Io amo quelli che mi amano ; e quelli che mi cereano mi trove– ranno». (Proverbi, capo 17). Egli ascoltava stupito. Lo prendevano certi impeti di dispetto di fronte a quel singolare misticismo, lui che viveva nella bella indifferenza della buona salute. Taceva per buona creanza di gentiluomo che non vuole offendere una signorina; ma quella ·storiella gli pareva ridicola. Queste citazioni servono a mostrare come intervengano nelle opere della Serao virtù e difetti opposti. In un romanzo, - come in ogni opera d'arte, - conta sopratutto la totalità, quella ine– sprimibile e sommaria impressione che rimane nell'animo del let– tore, quel fattore comune a tutti i personaggi, a tutti i particolari, che li collega e li anima. Questo, appunto, manca a Fantasia ed è mancanza che, malgrado l'a,pparente compattezza, ne fa la più de– bole e frammentaria opera della Serao. Infatti, Caterina e Lucia, Andrea e Alberto non sono che due rigidi schemi, salute e morbosità,, cerebralismo e spontaneità, forza e debolezza, bontà connaturale a Caterina e cattiveria conna– turale a Lucia. L'autrice non ha fatto che dare forma e movimento appa,renti a concetti in lei preesistenti, a cerebrali astrazioni. Ne avremo una prova nel fatto che la, bontà di Caterina e la perversità di Lucia si svolgono in rigida opposizione, senza che i caratteri ma– nifestino la loro umanità sopratutto con la relatività d~lle virtù e dei vizi : la vita non è mai del tutto cattiva o del tutto buona. Sorte consueta ai veristi, quella di raggiungere, nello studio del vero, l'opposto della verità! Inoltre, l'atmosfera morale di questo libro è limitatissima: il minuzioso studio dell'animo femminile si risolve in una esalta– zione della semvlicità, della bontà, della ingenit-ità. Non sembra aver torto lo Scarfoglio quando afferma che Fantasia è appena appena una novella diluita. Senza tener conto che la lungaggine non necessaria è aggravata dai un difetto di logica : è intimamente coerente il carattere di Caterina che, dopo una vita cosi piana e piatta, conclude con un suicidio romantico ? ci aveva preparato l'autrice a simili colpi di testa, lei che aveva dedotto i caratteri delle sue eroine così razionalmente, con logica così lineare ? La tesi di Scarfoglio, buttata nel Libro di don Ohisciotte in tono alquanto polemico, è argomento di buona critica : egli aggiunge che tutti i personaggi, fuori di Andrea e di Lucia, sono inutili. Infatti, precisando questa critica, vedremo che tutto il problema ideale di Fantasia verte intorno al contrasto tra concetto di amore BibliotecaGino Bianco
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