Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931
20 A. Consiglio creata l' atmosfera propizia alla saggezza e alla libertà, parve loro di essere investiti d'una dignità sacerdotale. Dai canoni del verismo derivò certamente un bene : gli scrittori attinsero alla realtà, si studiarono di comprendere la vita nei suoi aspetti più umili· così mentre si proponevano di raggiungere la verità arti- ' ' . stica, nutrivano inconsapevolmente la loro fantasia. Un ambiente rn cui anc6ra si diffondevano le ultime propaggini del romanticismo francese del 1830, aveva proprio bisogno di questo tuffo nel con– creto. Però accanto a questa parte attiva, di cui si giovarono uno Zola, un Maupassant, un Verga, v'era il passivo fatto di tesi, di ti– rate morali, di tutta la farraggine estrinseca con la q~ale i veristi credevano di da,re significato filosofico alla loro arte. La Serao, nel seguire unl;I,tendenza allor&, all'avanguardia, era in una situazione privilegiata, ma per un verso anche sfavorevole. Aveva da mettere gli occhi sugli ambienti napoletani, sulla vita complessa di una grande città piena d'una, ricchezza singolare di rilievi e d'una pro– dig'iosa varietà di particolari pittoreschi. Però si trattava di am - bienti, di scorci, di figure che non erano animate da un comune moto ideale veramente potente e attivo. Il loro primo aspetto era pittoresco e dialettale, oppresso da un'angustia provinciale dalla quale poteva liberarli solo una grande energia artistica che lL avesse trasfigurati e avesse scoperto nel loro intimo il motivo, il dramma universale. C'era da rimaner sopraffatti dalla virulenza di quel pittoresco. · · Infatti, la Serao, cresciuta in quell'ambiente, vi ritorna con intenti artistici e prende a caso, trasferendo disordinatamente nella narrazione, tutto quel che le viene tra le mani. Le cose che ella sente con vero trasporto difettano sempre della necessaria prospettiva artistica. Tuttavia, fatte le prime armi nel giornalismo, i primi risultati concreti li ottiene nello studio della donna della piccola borghesia: .è una serie di esperienze che, attraverso gran numero di racconti e di bozzetti, Dal vero (1879), Raccolta minima (1881), Piccole anime ·(1883), Il romanz9 della fanciulla (1886), si conclude in Fanta8ia (1883), che un critico di grande acume, Luigi Russo, ha voluto ravvisare corue il miglior romanzo della ,Serao. In verità, nei racconti la scrittrice meridionale seppe esprimersi con salda unità, sebbene in limiti non molto vasti : il suo mondo fantastico derivava, infatti, da una esperienza sentimentale; nella fanciulla della piccola borghesia napoletana che tormentata da molte puerili ambizioni tenta di raggiungere la propria emancipazione nel lavoro di rnaéstra o di telegrafista, doveva rivivere il medesimo tormento che l'autrice aveva sperimentato e, ormai, superato. Notiamo, però, i limiti di questa poesia che s'è voluta magnificareJ talvolta, come espressione artistica d'una ipotetica borghesia. La Serao s'era fatta un doppia idea della fanciulla, una astratta 1 BibliotecaGino Bianco
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