Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

Soffio 15 Una mano sulla bocca ? Potevo condannarmi a star sempre con una mano sulla bocca ? Cosi farneticando, m'avvenne di passare davanti al portone del– l'ospedale, spalancato. Nell'androne, erano alcuni infermieri, li di guardia per il pronto soccorso, che conversavano con due que– sturini e col vecchio portinaio ; e sulla soglia, intento a guardar nella strada, stava col lungo càmice di servizio e le mani sui fianchi quel giovane medico accorso al letto di morte del povero Bernabò. Come mi vide passare, forse per i gesti che facevo in quel mio farne– ticare, mi riconobbe e si mise a ridere. Non l'avesse mai fatto! Mi fermai; gli gridai: « Non mi cimenti in questo momento col suo sciocco sorriso! Sono io, sono io; l'ho qua)), e gli mostrai di nuovo le dita congiunte, « forse nel soffio soltanto! Ne vuol fare la prova davanti a questi signori ? )). Sorpresi e incuriositi, gl'infermieri, i due questurini e il vecchio portinaio si erano appressati. Col sorriso rassegato sulle labbra che parevano dipinte e senza levarsi le mani dai fianchi, quello sciagurato non si contentò di pensarlo, questa volta, osò dirmi, scrollando le spalle : « Ma lei è pazzo !)). « Sono pazzo ? )) incalzai. « L'epidemia è cessata da quindici giorni. Vuol vedere che la riattizzo e la faccio divampare in un momento spaventosament~? )). « Soffiandosi sulle dita?)). Le risa fragorose che seguirono a questa domanda del dottore mi fecero vacillare. Avvertii che non avrei dovuto lasciarmi prendere dall'irritazione per l'avvilimento del ridicolo che quel mio gesto, appena fatto palese, inevitabilmente m'attirava. Nessuno, fuor che io, poteva credere sul serio ai suoi terribili. effetti. Ma l'irrita,zione tutta– via mi vinse, come il bruciore d'un bottone di fuoco sulla carne viva, sentendo quel ridicolo quasi un marchio di scherno che la morte avesse voluto imprimermi concedendomi quell'incredibile potere . .S'aggiunse a questo, come una sferzata, la domanda del gio– vane medico: « Chi le ha detto che l'epidemia è cessata?)). Restai. Non era cessata? •Mi sentii avvampare di vergogna le guancie. « I giornali)) dissi « non han più segnalato alcun caso)). << I gior– nali )) , ribatté quello, « ma non noi, qua all'ospedale )). « Anc6ra casi ? )). « Tre o quattro al giorno)). « E lei è sicuro che siano dello stesso male ? )). « Ma si, caro signore, sicurissimo. Così si rirn,cisse a veder chiaro nel male! Risparmi, risparmi il suo fiato>). Gli altri tornarono a ridere. « Sta bene>), dissi allora. « Se è così, io sono un pazzo e lei non avrà paura a offrirmene una prova. S'assume la re– sponsabilità anche per questi altri cinque signori ? )). Il ~iovane medico, di fronte alla mia sfida, restò un momento perplesso; ma poi il sorriso gli ritornò sulle labbra : si volse a quei cinque : << Avete inteso? il signore presume che gli basta soffiarsi appena sulle dita per farci morire tutti quanti. Ci state ? Io ci sto)). Quelli esclamarono a coro, sghignazzando: « Ma sì, soffi.i, soffi.i,ci i-tiamo, BibliotecaGino Bianco

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