Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931
Soffio 13 mio atto era per se stesso innocente, da bambino, e che se gli altri ne morivano, non era colpa mia. Avrei sempre potuto credere a una ripresa dell'epidemia, dopo quella pausa di quindici giorni, poiché fino all'ultimo dovevo ritenere incredibile che la morte potesse dipendere da me. ,Ma intanto la tentazione diabolica d'acquistare una simile certezza, ben più terribile del dubbio che potessi esser pazzo, la certezza di sapermi dotato d'un così inaudito potere: come resistere a una tale tentazione ? II. Dovevo concedermi di fare ancora una prova, ma timida e cautelosa; una prova quanto più fosse possibile «giusta>>. La morte, si sa, non è giusta. Quella che dipendeva da me (se di– pendeva da me) doveva esser giusta, Conoscevo una cara bambina che, mentre giocava con le sue bambole, uscendo da un sogno per entrare in un altro, tutti di– versi l'uno dalJ'altro, questo che la portava a un villaggio sul ruonte e quello che la portava a una spiaggia di mare, e poi dal mare a un paese lontano lontano, dov'era altra gente che parlava una lingua tutt'altra dalla sua; alla fine <la tutti quei sogni s'era svegliata ancora bambina a vent'anni, ma proprio bambina bam– bina, con uno accanto che, appena uscito <lall'ultimo di quei sogni, s'era subito trasformato nella realtà in un omaccio straniero, in uno stangone alto due metri, stupido, infingardo e vizioso; e tra le braccia, invec·e della bambola, s'era trovato un povero esserino, che non si poteva dire un mostriciattolo perché aveva pure un visino d'angelo malato, quando la continua convulsione, a cui tutto il corpicciuolo era in preda, non gli deformava anche quello, orribilmente. « Morbo di.. .. » non so, il nome d'un medico stra- . niero, inglese o americano, Pot mi pare, seppur si scrive così (cara gloria, dare a un morbo il proprio nome!) « morbo di Pot >> in una delle sue forme più gravi e senza rimedio. Quel bimbo non avrebbe mai parlato, mai camminato, né mai si sarebbe servito di quelle sue manine 8carnite e scontorte dalla violenza degli spasimi atroci. Avrebbe potuto tirare così ancora per anni. :Ne aveva tre? Forse fino ai dieci. Eppure, non pareva vero, tra le braccia di qualcuno che avesse imparato a reggerlo bene come quello stangone del padre, appena poteva, in qualche momento di tregua, il povero bimbo sorrideva d'un sorriso così beato in quel suo visino d'angelo, che subito, cessato l'orrore per quei contorcimenti, la più tenera compassione faceva sgorgare le lagrime dagli occhi di quanti sta– vano a guardarlo. Pareva impossibile che solo i medici non ca- BibliotecaGino Bianco
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