Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931
10 L. Pirandello che è stato? com'è stato?», e non voleva levarcisi dai piedi, che rabbia! per sapere da me che er-a stato, com'era stato, proprio da me e proprio in quel momento che non ne potevo più, con tutte le scale che avevo fatte, salendo all'indietro, col peso enorme sulle braccia di quel corp'o abbandonato. « Il letto ! il letto!)). Pareva non lo sapesse più nemmeno lei, dove fosse il letto, a cui mi ~~mbr~ non s'arrivasse mai. Depostolo rantolante (ma rantolavo anch 10) m1 buttai con le spalle, rifinito, a ridosso a una parete, e se non erano pronti a, raccogliermi su una seggiola, cadevo giù tutto in un fa– scio sul pavimento. Col capo ciondolante, potei dire tuttavia al cameriere: « Un medico! un medico!>>; ma. mi ricaddero le braccia al pensiero che ora restavo solo con la sorella, che certo m'avrebbe aggredito con altre domande. Mi salvò il silenzio che d'improv– viso si fece sul letto, cessato il rantolo. Parve, per un attimo, si– lenzio di tutto il mondo; e fu difatti, per sempre, di tutto il mondo, per il povero Bernabò rimasto li sordo e inerte su quel letto. Subito si levarono le disperazioni della sorella. Ero annichi– lito. Come immaginare, non dico credere., che una tale enormità fosse possibile ? Le mie idee non potevano più pigliar sesto. E in quello sconvolgimento mi pareva tanto curioso che quella poverina, suo fratello Giulio, come lo aveva sempre chiamato, ora ch'era lì morto, corpulenza immobile che non consentiva diminutivi, lo chiamasse proprio Giulietto! Giulietto! A un certo punto, scattai in piedi, esterrefatto. Il cadavere, come sì fosse avuto a male di quel Giulietto! Giulietto! aveva risposto con un orribile brontolio dello stomaco. Toccò a me questa volta parar la sorella, che sarebbe .cascata indietro a terra, svenuta dal terrore; mi svenne invece tra le braccia; e allora, tra lei svenuta e quel morto sul letto, senza più saper che fare né che pe11sare, mi sentii preso in un vortice di pazzia e cominciai a scrollare quella poverina, perché la finisse con quello svenimento ch'era proprio di più. Senonché, rinvenuta, non volle più credere che il fratello fosse morto. «Ha sentito? Non dev' esser morto ! Non può essere morto !)). Bisognò venisse il me– dico ad accertarlo e ad assicurarla che quel brontolio non era stato nulla, un po' di vento o non so che· altro, che quasi tutti i morti sogliono fare. Allora lei, ch'era linda e ci teneva, fece un viso angustiato e si parò gli occhi con la mano, come se il medico le avesse detto che anche lei da morta lo avrebbe fatto. Era quel medico uno di quei giovani calvi che portano quasi con dispettosa fierezza la loro precoce calvizie tra la violenza d'una selva di riccioli neri che, non si sa perché scomparsi dal sommo del capo, g remiscono poi tutt'intorno la testa. Con gli occhi di smalto arma.ti da forti lenti da miope, alto, piuttosto grasso ma vigoroso, due ce spuglietti di péli mozzati sotto il naso piccolo, le labbra tumide, accese e cosi ben segnate da parer dipinte, guardava con.
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