Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

H. KESTEN, .J o.,eph sucht die l!'reiheit ecc. 127 libro, la libertà è un pregiudizio borghese o .perché, come lascia supporre l'autore nel ·suo idealismo senza illusioni camuffato di biliosa ironia, essa non esiste o non è merce che si trovi a ogni canto di strada. E la felicità? In Gliiokliohe Mens.ohen, l'ultimo romanzo di Kesten e uno dei successi dell'annata, il commerciante Pfl.eiderer, per veder fe– lice un operaio che non ha ,soldi per far operare la moglie, gli regala una somma che ha truffata ai propri fornitori. L'operata soocombe ugualmente, il vedòvo. si suicida e Pfleiderer, per procurarsi il danaro necessario a non andare in galera, cerca di fidanzar la figlia Elsa, che vorrebbe felice, all'affarista Krummholz. Ma Elsa non è felice che con Max, un'altra specie di trentenne e .squa.ttrinatissimo « buono a nulla» passato traverso la guerra e il turbine inflazioni-stico e la, cui unica pro– fessione sembra sia amare Elsa, la sola creatura che dopo la sua nutrice l'abbia amato davvèro. Sorpreso dal vecchio Pt1eiderer nel letto della figlia, Max promette di procurargli in .sette giorni la, somma che Krumm · , holz s'è impegnato di versare all'atto del fidanzamento. Krummholz, un uomo cui tutto •è riuscito nella vita, e che è ·innamorato di Elsa con la, tenacia dei quarantenni, tenta i più inguantati mezzi per persuadere i due a lasciar,si. Essi' resistono. Ma, per assicurarsi la felicità, Max, inetto mendicante, non sa nemmeno rubare. Colto sul fatto da Krumm– holz e minacciato di denunzia se non la rompe con Elsa, egli sente a un tratto di detestare l'oggetto del proprio amore come il principio della propria rovina. Ed Elsa, che per salvare il padre l'avviluppa maggiormente nella matassa dei suoi imbrogli e rischia perfino di per– dersi, non arriva a nulla nemmeno quando decide di sacrificare i genitori alla propria felicità. La madre muore d'un colpo all'arrivo della polizia, il padre maledice la figlia e va in galera, Max respinge quella, che tutto gli ha sacrificato ed è come se la bandisse dal mondo. Elsa allora si sui– cida. Ma il rimorso di Krummholz si traduce in una frenetica smania di beneficare Max, il quale arricchisce, sposa, medita a tempo perso sulla vita. Per lui vi sono due categorie di persone: gli innamorati e i fe– lici. Lui è felice. E qui per fortuna,la polemica non •è più di parole. I fatti si con– trappongono e si commentano da ,sé con la limpidità di un paradigma. L'ironia è nelle cose: tra il volere e il potere, tra i propositi e i risulta.ti, tra gli ,slanci e le resistenze, tra la purezza e il suo compenso. Gli ap– passionati, gli esclusivi vediamo anche qui come finiscano: Elsa insegni. Ma l'autore non li chiama più sciocchi. Gli avventurati non son sempre, come Krummholz, un prodotto d'egoismo compiaciuto e d'abilità; tal– volta la fortuna giova ai pavidi, a quelli che rifiutano il tutto per tutto. E il poeta constata, non ostenta nemmeno allora ironiche. simpatie. Siamo ormai su di un piano superiore d'arte in cui le dimensioni si precisano in ampiezza, altezza e profondità. Alla, nitida planimetria dell'intrico s'aggiunge il bassorilievo de' moventi, la viviificata scul– tura dei personaggi e la visione radiologica de' loro drammi interiori con una tecnica di :non pronunziati soliloqui e di solo immaginat_e azioni che, contrapposte a quelle reali, fan sprigionar saettando la personalità come tra due poli la scintilla. Personaggi, dunque, alla cui creazione qualche giovane Papa in Ger- "bliotecaGino Bianco

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