Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

G. GEN'l'ILE, La Filosofia dell'.Arte 107 creazione, dello spirito. La vita, l'universo, l'uomo sono arte; c'è mag– giore o minor arte, come c'è maggior o minor pensiero, maggiore o mi– nore bontà; ma l'arte, come il pensiero, com~ la bontà, è la vita stessa, è la realtà stessa dell'universo. « Come non c'è uomo che non pensi· e non regga il suo pensiiero con le norme di una struttura razionale uni– versalmente controllabile; come non c'è uomo privo affatto d'ogni criterio morale che gli faccia distinguere il bene dal male; così non c'è uomo destituito d'ogni attitudine artistica,». Contrariamente a Hegel, il Gentile ritiene che l'arte è immanente nella stessa forma suprema del pensiero. A questa luce, condude il Gentile, « l'arte ci è apparsa qualche cosa di più della pur divina arte del genio, -che viene a miracol mostrare: qualche cosa di quotidiano ma più prezioso dello stesso pane; quella vita profonda che ci anima della vita possente dell'universo, in cui non c'è nessuno che nòn veda una, forza creatrice, che si manifesta per mille e mille gui,se.e non viene mai alla superficie; per tutto presente ne' suoi effetti, e non afferrabile né con gli occhi, né con la, mente in nessun punto'. Ed è la nostra vita, il nostro noi, il fondo vivo del nostro noi, quel sentimento con cui si nasce e di cui si vive, e in cui pulsa e s'incentra l'infinita natura e da cui s'espande pensando l'infinita realtà, che si pensa,: l'autocoscienza infinita, dentro la quale si svolgono tutti i dram– mi, si celebrano tutte le vittorie, si realizza il regno dello spirito». Su queste ultime parole che concludono il libro del Gentile, pos– siamo fondare la nostra valutazione dell'estetica gentiliana. Tre sono le caratteristiche di questa estetica: il tentativo di risol– vere con senso u nitario il p rohlema dell'essenza e dell'esistenza dell'arte; il principio che identifi.ca l'arte col pensiero, il pensiero con la vita e quindi l'arte co n la vita; l'esortazione a sentire l'arte come fatto di creazione religiosa, universale, intrinseca allo ,Spirito considerato come autocoscienza infi-nita. Possiamo affermare che il sistema gentiliano in genere e l'Estetica in ispecie., costituiscono il più poderoso tentativo fino ad oggi compiuto per risolvere, in senso rigorosamente ed esclusivamente immanentista, il problema della vita. Ma non si tratta che di un tentativo, ché nessuna forza, per quanto titanica, potrà mai, secondo me, spiegare l'universo soltanto con l'universo, l'uomo soltanto con l'uomo, da qua.Iunque punto_ di vista muoviamo, dalla religione o dalla filosofia, dall'etica o dal- 1'estetica. Anche dal punto di vista dell'estetica. Per fondare su solide basi la sua filosofia dell'arte, il Gentile ha dovuto, come s'-è visto, risa-lire a un'autocoscienza infinata. E perché? Perché egli non poteva non sentire, al pari dei più profondi pensatori che hanno trattato l'arduo tema-, che l'arte ha, per sua-propria ca,ratteristica, quella di esprimere la realtà sub specie aeternitatis, direi quasi purificata da.Ile scorie del molteplice, ma– teriale e contingente, fissata in un cielo eterno, riflesso umano di ciò che deve essere la realtà al di sopra dello spazio e del tempo. Per usare le parole di un grande pensafore, l'arte arresta, la ruota del tempo. ibliotecaGino Bianco

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