Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931
106 G. GENTILE, 'La Filosofia deW .Arte Dopo Hegel il maggior pensatore che abbia trattato il problema del- ' l'arte è, seconù~ Gentile, Francesco De Sancti.s; opinione accettabile se ci limitiamo a considtrare soltanto i pensatori della corrente hegeliana, ché altrimenti non si compren,de perché uno scrittore come De Sanctis il qua,le, più che pensatore fu un Jetterato, storico e critico militante, possa farci dimenticare i compiuti sistemi di filosofia dell'arte di Gio– berti e di Schopenhauer. Comunque, il contributo del De Sanctis pensa– tore consiste, secondo il Gentile, nell'avere sempre battuto « sulla- neces– sità di ricondurre il pensiero daJle astrattezze vane al concreto della vita e dell'esistenza, in cui il pensiero non può innestarsi se non per questa sua profonda radice, con cui si affonda nel tutto». Quanto a Benedetto Croce, il Gentile ritiene che la sua estetica, mentre vuole essere u·n perfezionamento di quella del De Sanctis, costitui– sce invece un regresso. Il De Sanctis affermava l'identità concreta del– l'arte col pensiero e con la vita; il Croce, mentre parte, teoricamente, dal– l'affermazione di questa unità, viene, invece, praticamente ad escluderla, distinguendo la categoria del bello dalle categorie del vero, dell'utile, del buono: (< quattro categorie, esaltate sempre come la quadruplice ri– velazione di uno spirito misterioso e inconoscibile:;. Separando, sia pure nella praticà-, ·l'arte dalle altre espressioni della vita, e dell'attività umana,, facendo dell'arte l'espressione o l'intuizione del sentimento, e non il sentimento stesso, il Croce, secondo Gentile, ha creato· un'estetica formalista che esclude dall'arte e dalla critica i valori etici, anzi addirittura la vita stessa, nel significato integrale della, parola, contrariamente al De Sanctis, per il quale « l'arte è forma si, ma forma della vita; della vita in tutta la sua complessa costituzione, col suo valore morale, cou i suoi ideali, con la scienza, con la filosofia, col suo contenuto religioso». Basta questa. critica all 'Estet-ica del Croce per far comprendere quale sia la posizione che il Gentile intende occupare con la sua Filo– sofia dell'Arte. Monista assoluto, egli nega le divisioni crociane: l'arte non è l'espres– sione del sentimento•, è il ,sentimento ,stesso; l'atto della vità è, simulta– neamente e inseparabilmente, atto filosofico, atto estetico e atto etico. - La sua, preoccupazione fondamentale è quella di evitare qualunque con– cezione filosofica e teorica, la quale possa separare dall'arte la vita, concepita come vita non soltanto umama, ma univ-ersale, cosi come, nel complesso, il pernio fondamentale del suo sistema è quello di non se– parare il pensiero dall'e.ssere, ma di identifica,re l'uno nell'altro. Con questa concezione il. Gentile risolve, in modo più o meno accet– tabile, ma chiaro e logico, tutti i problemi tradizionali dell'estetica: primo tra esso quello dei rapporti dell'arte con la, morale. L'arte, come atto di vita, è atto di bellezza e di bontà. Cosi ugualmente. cadono tutte le distinzioni tra forma e contenuto; .cadono le teorie che distin– guono arte da arte,, ponendo tra l'una e l'altra limiti non valicabili· , . ' cadono le teorie dei generi letterari. Queste distinzioni hanno una loro ragion d'essere, ma esclusiva.mente da,l punto di vista tecnioo, non ma.i da quello dell'essenza. L'es!'lenza è unica, come è unico l'atto di vita, di BibliotecaGino Bianco
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