Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

102 S. Benco Stupenda poesia: una delle più belle in cui sia. riescito Onofri a comunicare la lucida gioia che lo esalta: pochi versi soltanto (il com– ponimento onofriano non è mai lungo): ma riempiono spazio immenso, levati sull'ala dell'uomo che si sente diventare Universo. A giudicare dàl numero dei componimenti dei suoi ultimi anni, Onofri doveva essere visitato ogni giorno dal bisogno lirico. Ogni giorno egli tentava una di queste impennate armoniose al largo, veri inni alJo spirito della vita, come son div,enuti rarissimi in questa età. Non ogni giorno certamente gli riesciva la cosa perfetta, il miracolo dell'equilibrio se,reno: preponderava a volte, con le sue dure nocche, lo scheletro filo– sofico : a volte, sfrangiandosi in morbidezze, il ghirigoro musicale delle immagini: a volte l'affollato e trito mescolamento di vocaboli di origine tanto diversa che parevano di diverse favelle. Lavoravano nell'Onofri troppi elementi, troppe volontà tese, verso fini sempre troppo ardui, perché- potesse riescirgli sempre l'atto armonioso. Non può essere quo– tidiana, nemmeno in uno spirito che si sente ogni giorno eccitato a poetare, la nascita di un canto come questo, vera gemma dell'ultimo libro, che possiamo mettere tranquillamente accanto a quelle Melodie rapprese in mondo, dove l'immagine della vita sorride con più dolcezza a,l rapito d'amore: · Le penombre di mammola nei caldi incavi del tuo viso hanno stupori d'aurora nel sorriso delle la,bbra e nell'ardore diafano degli occhi. Il roseo dell'intenta anima affiora al limite impalpabile che abbraccia te quasi caldo involucro carnale, e annuncia i ditirambici abbandoni della femminea musica segreta in balia del volere che m'infiamma a somigliarti in sillabe di canto. La tua persona è immagine in silenzio della nostra vocale ansia di cieli, e quelle ombre di mammola, nei caldi incavi del tuo viso, hanno stupori dorati a fior degli occhi e delle labbra, nel sogno di voler rassomigliare alla forma ciie in noi, mu~ica, vive. ~~ volta ,°n.ofri non er3'. c~sì. Era anche lui, con quelle grandi possibilità dell amma, uno dei piccoli poeti che afferrano l'attimo si scaltriscono nel frammento. Sia lodata la magia se ad essa dobbi~mo ch~_egli ab~ia aper_to gli. occhi .s? se ~tesso, destat~ da trombe d'argento all improvviso sqmllant1. Oggi i suoi frammenti sono quelli che si cer– cano nei poeti maggiori : grandi versi, immagini di grandi pensieri in un_tessuto che è per se stesso testimonianza di perdurante aspirazione ammosa. · Leggendo ZolÙ: r:,torna ar:sm,o,. io mi son •sentito meravigliato del gran n~mero ~h~ vi si trova di versi esemplari, fatti per incidersi nella memoria, comat~ per entrare nella circolazione generale del linguaggio, BibliotecaGino Bianco

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