Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

100 S. Benco musica d'immagini? Non credo. La forza della poesia rimane intatta. Oosì, per ricordare esempio ~nsigne, _13'. bell~zz_adeg~i Inwi_ sa_cri_ man– zoniani anche dopo riconosciuta l'or1gme biblica dei tratti più imma– ginosi. Il poeta non ci dà soltanto l'interpretazione magica del ~ondo : bensì tutta la propria individuale esaltazione, tutta la propria eS/\11- tanza di poterlo così conoscere e così interpretare, ci dà l'impeto in– neggiante di tutti i suoi sensi trascesi. In l~i si manif.esta l'invasamento, l'ebbrezza la « manìa » che per gli antichi; ben diée l'Evola-, fu cosa sacra. L'~ooulta scienz~ appresà dai Magi manda baleni e fa.ville fa– cendosi vitale in quest'uomo vivo. Negli ultimi libri di Onofri appare anche la figura di Cristo, e vl sono pure enunciazioni e professioni di fede cristiana. Ma i più pru– denti commentatori del poeta hanno però ragione di titubare nella de– finizione di questo cristianesimo, un poco parsifalesco, che non riesce ma-i a farsi centrale. « Religioso-poetico è senza dubbio il nucleo della sua anima, », dice Arrigo Levasti ; ma soggiunge : <e la religione di Onofri non si può determinare con pr,ecisione: a volte si identifica con l'este– tica, a volte con la morale, a volte con il sogno; ma luce divina rischiarò l'anima dell'Onofri, e l'anelito suo fu tutto per Dio». Se un giorno il poeta-demiurgo, accentratore di spiritualità co– smica-, sarebbe div,enuto veramente un poeta cristiano, la morte vietò di conoscere. Essa ci la,scia nelle mani una copiosa eredità di versi inediti, che ora si vanno stampando, i quali a me non sembrano, per quanto finora n'è apparso, modificave i lineamenti interiori del poeta a noi rivelato, nelle sue stagioni estreme, dai volumi· Trombe d,argento, Ter– restrità del Sole e Vincere il Drago. La prima, delle pi1bblicazioni po– stume aveva avuto bensì una superiorità su tutte: la superiorità della musica. Nei più armoniosi dei trentatré componimenti Simili a melodie rapprese in mol/1,,do, essa parve davvero rapita all'aura d'incantati gia.r– dini. Ono.fri non aveva ancora mai scritto musica sopra un mondo così bello, e io penso che i timbri argentini di quelle poesie suoneranno per secoli nella lingua nostra, quando tutta (o mettiamo quasi) sarà morta la poesia di oggidì. La seconda raccolta onofriana di versi postumi, comparsa da poco, Zolla ritorna Cosmo, non ha invece una superiorità sua propria su le altre opere del poeta: Onofri vi ripete i suoi modi e anche vi rimartella i suoi temi; ma nell'inneggiare, nell'ardere d'en– tusiasmo, nella forza visionaria, negli incalzanti fugati dei sensi sulle immaginazioni della natura, vi sono singole -cose più alte in Terrestrità del Sole, in Vincere il Drago, ,e quanto a perfezione della musica nelle Melodie rapprese in mondo. ,Se ttl.ttavia nel Hbro della Zolla n' poeta · non s'innova e non supera se stesso, egli è pur sempr,e quel poeta. Lo conosciamo ormai tanto bene che quella sua voce animosa quel suo propagarsi per scintillazioni, ci sono divenuti cordial( L~ sua. estrema purità, benché formatasi nel raffinamento intellettivo ci dà un senso di rapida freschezza, come se la corrente elettrica pa,s~asse friz– zante nel nostro spirito. Sappiamo che ci converrà anche superare i momenti nei quali Onofri peserà su se stesso, s'ingombrerà di se stesso. La mag~ior parte delle poesie, per esempio, scritte nella forma chiusa del sonetto, ci sembreranno espressioni d'una volontà condotta non senza Bil:}lioteca Gino Bianco

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