Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

Per 'llna raccolta dei cataloghi medievali delle biblioteche d'Jta lia P5 ~anza, quasi non importasse solo la documentazione del contenuto delle antiche biblioteche. Il peggio è che quell'opera è ormai vecchia di più di quarant'anni;_ e in questi quarant'anni, per lo zelo insigne degli studiosi italiani, il materia,le si sarà per la nostra patria almeno raddoppiato, e parte delle nuove Rcoperte sarà, come avviene, pubblicata in periodici locali che non si trovano neppure tutti in ognuna delle nostre biblio– teche maggiori. È ormai venuto il tempo di una r~colta sistematica e completa di tutti i. cataloghi medievali di biblioteche. Anzi è meraviglia che questo lavoro non sia già compiuto; esso è solo iniziato e solo per i paesi di lingua tedesca. L'Accademia di Vienna, ha pubblicato nel 1915 un primo volume per l'Austria, editore il vecchio Gottlieb; quella di Monaco ha pubblicato dal 1918 i due primi rnlumi dei Cataloghi medievali della Germania e della f:{1;iz.iern, editore Paolo Lehmann. Quest'opera pare a me esemplar,e. per ogni rispetto: il termine inferiore, il 1500, è quello che io sceglierei anche per l'Italia, e opportuno mi sembra anche il cri– terio per cui questo limite può essere varcato ogniqualvolta un docu– mento più recente dia informazione su biblioteche formatesi prima. Ma già nel Cinquecento le stampe cominciano a sostituirsi _ai manoscritti. La divisione per dioceffi corrisponde bene alla cultura del Medioevo, né è del resto tale che fondazioni umanistiche non vi si possano inserire senza difficoltà,. A ciascun documento è premessa di regola un'introdu– zione; ogni volta il capitolo sur una raccolta incomincia con una breve storia di essa; segue un elenco dei manoscritti conservati ora altrove, disposto secondo l'ordine alfabetico delle città nelle quali si trovano; poi anc6ra una bibliografia. Gl'indici, abbondantissimi. Dunque uno strumento di lavoro di rara perfezione. Il primo volume è singolarmente importante non solo per il mondo germanico : esso comprende i vesco– vati di Costanza e di Coira. ·Ora sotto Costanza stavano la Reichenau e San GaJlo, due dei centri più importanti della civiltà benedettina me– dievale, ch'era internazionale, e moltissimi altri monasteri benedettini. In uno di essi, quello di Weingarten, ebbe nei secoli XVII e XVIII ri– cetto la famosa biblioteca della cattedrale di Costanza, ora dispersa tra varie raccolte. Da Costanza e da San Gallo provengono molti de.i nuovi classici scoperti dagli umanisti italiani. È quasi vergogna che a, un lavoro analogo non si sia per l'Italia neppure pensato. Ne varrebbe la pena: negli elenchi del Gottlieb l'Italia è rappresentata da 180 numeri contro la Francia che ne ha 197 e la Ger– mania che ne ha 237. Io sono convinto cm>, poiché le nostre biblioteche minori sono più numerose e meno esplorate di quelle francesi e di quelle tedesche, poiché specialmente a elenchi umanistici si presta attenzione solo da pochi anni- (come se la cultura del Medioevo ultimo e del Rina– !"cimento fosse per noi meno importante di quella carolingia o salica), queste relazioni numerkhe con la natio francica e la natio germanica sa.ranno di qui a pochi anni, purché si voglia lavorare, capovolte. ~on mancano da noi per un tale ufficio né braccia né cervelli : i nostri stu– diosi di storia lo<.;ale sono nnmeroi-i, pieni di buon volere e in genere bene agguerriti. In nessun campo possono lavorare con più profitto in-

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