Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

706 G. F. JJ1alipiero di contatto col movimento musicale mondiale non sarebbe inop– portuno, ché l'isolamento creato artificialmente va a poco a poco distruggendo la vera vita musicale italiana. I concorsi, i premi, l'im– posizione ai teatri << con dote>>òi eseguire opere nuove, sono pallia– tivi jnutili e spesso dannosi. Per quanto si voglia isolare la musica italiana, questa non può sottrarsi all'evoluzione musicale degli altri paesi che pur lottano per rinnovarsi e che finora non han potuto sottrarsi alla crisi musi– cale dei popoli occidentali. Da qualche anno s'è inventata la definizione<<musica moderna>> per dividere i compositor-i musicali in due categorie : quelli che non scrivono miisica moderna, e quelli che scrivono musica moderna. Si potrebbero dividere anche le donne in due categorie se, oltre che dei bambini, dessero alla luce anche degli ottuagenari. Non è la guerra che ha creato l'attuale stato di cose, ehé la guerra non ha inventato né la radio, né il grammofono, né il jazz. Se non ci fosse stata la guerra quali sarebbero le condizioni d~lla musica nell'anno 1931? Rispondere è difficile, ma se le generazioni che ora rappresentano « la gioventù>>, sono piuttosto superficiali e spensierate (forse per reazione contro gli orrori degli anni pas– sati), non è colpa loro se la musica si manifesta coi mezzi meccanici e attraverso un linguaggiò che certo non invita al raccoglimento spirituale. Il periodo wagneriano si chiudeva alla fine del XIX secolo con l'apparizione di due musicisti singolari: Riccardo Strauss e Claudio Debussy. Né l'uno né l'altro potevano però aprire nuovi orizzonti all'arte musicale: il primo rappresentava la definitiva conclusione del periodo wagneriano; il secondo, antiwagneriano per eccellenza, avrebbe potuto far capo a una nuova scuola se la sua sensibilità fosse stata meno raffinata ed eccezionale. Debussy iniziava e chiu– deva il periodo debussiano. È dunque in condizioni molto precarie che s'apriva il XX secolo musicale. · Fu Arnoldo Schonberg che capovolse la situazione inventando un nuovo linguaggio sonoro, cioè armonico. -Questo musicista the intuì le vere e disastrose condizioni della musica,, non riuscì a rea– lizzare con le opere il suo sogno di creatore. S'inaridì nella teoria ed è per questo che la critica più miope 10 considera un chimico e spesso un eccentrico. Arnoldo Schonberg è invece colui che ha fornito all'arte musi– cale l'ossigeno che la tenne in vita mentre si ma.turavano gli eventi: la guerra e il resto. Difatti nel 1913 appariva il eapolavoro; la BibliotecaGino Bianco

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