Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
Classicismo critico di Renato Serra 701 qualcuno degli anni successivi, a questa conclusione negativa non si sarebbe potuto giungere con identica facilità, a meno di non affi– dare il discorso che alle osservazioni intorno allo stile di Panzini o D'Annunzio. Via via che Serra consolida la sua posizione altri inte– ressi vengono a confluire nel suo metodo critico e mentre lo vo– gliono eternamente genuflesso davanti a sillabate preziosità, egli . si avvede, mettiamo, che Bruneti,ère con l'infantile formulario dei generi e della moralità sapeva pur costruire ritratti belli e saldi quali, dopo di lui, sistemi più attendibili non seppero produrre; si convince che. l'ineffabile di una persona poetica non sfuggiva al Sainte-Beuve pur tra la retorica, i luoghi comuni e i pregiudizi. L'idealismo aborriva dalla « psicologia pratica e realistica del poeta>> ; Serra, senza ricalcare le orme dei due francesi e neppure quelle del Carducci (ultimo grande ritrattista della letteratura ita– liana) si prova in un nuovo tipo di ritratto, più integralmente let– terario, affatto narrativo ed aneddotico, con assoluta aderenza tra personalità poetica e pratica. Si è voluto mostrare che la critica serriana nasce da un frain– tendimento vizioso dell'estetica crociana; a noi pare l'opposto, cioè che Serra, malgrado lo studio del singolo verso, delle cesure e del ritmo, mirasse ad una pienezza e integrità che erano negate al teo– ricismo e all'estetismo degli idealisti. Ecco perché a lui meno im– portava di definire che df comprendere e giustificare, meno di ri– solvere quesiti :filosofici sulla scorta dell'opera esaminata che di investigarne l'intima consistenza, meno di ricercare una formula astratta e riassuntiva quale poteva essere per il Carducci quella di « poeta della storia» o per il D'Annunzio quella di « poeta del se:n,so » che di additare, volta per volta, di dove nascesse la poesia. È questa dunque la scoperta di .Serra, messa al posto di quel– l'altra, a lui falsamente attribuita, della frammentarietà lirico– musicale dell'arte? Serra stesso ci avvertirebbe di non parlar di scoperte. Diciamolo dunque l'insegnamento che si leva dalla sua opera, troppo esigua e incompleta, interrotta al limitare della ma– turità, ma significativa quant'altra mai dello stesso periodo, ricca di valori attuali e non perfettamente assimilati. Qui non è il caso di studiare l'influenza che ha avuto finora, ma basta porsi una do– manda siffatta: « È la critica d'oggi più vicina o più lontana a Renato Serra di quanto fosse al tempo suo, quindici o venti anni fa ? ». Rispondiamo che è più vicina e che il suo insegnamento è contato parecchio. Qualcuno ha scritto che a lui non si deve nes- · suna scoperta, nessun massacro, nessun contributo effettivo alla storia delle lettere. Anche ammesso che un massacro sia proprio necessario alla buona reputazione di un critico e anche dimenti– cando parecchie sue stroncature, ci limitiamo a notare che il Serra migliore si aggirò, per ragioni di simpatia e per mancanza di tempo, bliotecaGino Bianco
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