Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
700 A. Piccone Stella vuol apparire filosofo neppure in una parentesi,. mette con insi– stenza da parte certe parole del linguaggfo trascendentale entrate nell'uso comune, ancl ;t.ea scapito della precisione, e se ha da discu– tere dell'obiettività st oric a comincia col racconto di un reggimento di soldati che partono per la Libia. Eppure è forse assai più facile scoprirlo in errore in tutti gli altri aspetti della sua opera che in quel che riguarda l'attrezzatura teoretica. Serra ha radicalmente assimilato i canoni dell'idealismo, non per un moto dall'esterno, come a prima vista suol parere, ma proprio per un bisogno intimo e quindi soltanto fino al punto che tale bisogno esigeva, accrescendo ma non mutando la propria originaria personalità il cui nucleo cen– trale cade fuori di questo indirizzo filosofico. Dove cada lo abbiamo già detto. Il suo umanismo, che pertanto non è dato dal semplice sbocco del carduccianesimo ma anche dalla lievitazione di altre più attuali esigenze, si manifesta infine in quel senso così profondo di tutti i valori dello spirito, a cui accennava il Pellizzi, e che avrebbe quasi impedito Serra nel suo cammino. Non occupiamoci ora dell'impedimento, che è discutibilissilillo, e guardiamo al fatto in sé. Questa pienezza spirituale e rispetto a tutte le manifestazioni umane, noi li ritroviamo dovunque, ad ogni passo : nel bisogno di guardare non solt3-!ntoal poeta e alla stesura dei versi, ma all'uomo e alle idee e alle passioni e alle debolezze dell'uomo; nell'abbandonarsi alla bellezza come ad una gioia del vivere quotidiano senza disgiungerla dall'insegnamento e dal con– forto che ne derivano; nell'interrompere a mezzo una pagina di critica per gettar gli occhi sul pezzo di terra e sulla striscia di cielo che si aprono fuori del suo studio ; nel non dimenticare mai che le parole sono stille dell'anima e che in essa quindi bisogna saper leggere; in ciò e in tante altre cose che ognuno può aggiun– gere da sé. Dovrebbe esser palese che tra questo Serra e lo specia– lista del neo-purismo, e il dantista della bellezza, e il tecnico delle sensazioni squisite, una distanza ci corra. Il saggio sul Pascoli è stato sottoposto ad un esame minuto per dimostrarne la sottile inconcludenza, la raffinata impotenza e l'amle– tismo inappagabile. In verità Serra stesso aveva avvertito le ra– gioni da cui derivavano l'incertezza del lavoro e il suo tentare il soggetto da più parti senza decidersi per nessuna. Ma badando più · allo spirito che al procedimento, un lettore avveduto dovrebbe sa– per trovare, dal principio alla fine, il filo conduttore e convincersi che si tratta di tutt'altro cp.e di una facile questione di metrica e di scelta del bel verso o del frammento isolato. Non bisogna scam– biar per giudizio critico o posture estetiche quelli che sono eoltanto rilievi preliminari di chi si avvicina all'argomento dal di fuori e comincia, come il primo venuto, a guardarne la veste. Ad ogni modo, se· invece del saggio sul Pascoli si fosse scelto BibliotecaGino Bianco
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