Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
698 A. Piccone Stella scritti d'occasione di pensatori e scienziati, a « una letteratura senza piani e senza architettura e senza forma)). La frase su ripor– tata ha dunque prima di tutto il valore di un richiamo, ammo– nendo di porre attenzione all'intima natura della poesia. La quale non ,si vuol far coincidere con l'astrattezza del vocabolario e della sintassi, ma neppure con l'altra non meno pericolosa astrattezza, quella, delle <<cose))che nella loro ma,terialità non hanno a che fare con l'arte. Qui metodo e intenzioni sono schiettamente classici. Ripensate a ciò che faceva il Carducci non quando tracciava i D,iscorsi sullo svolgimento della Zetteratura nazionale, - in cui, a parte il gusto e l'irnaginazione, l'impianto e il substrato ideologico gli venivano dalla critica romantica, - ma quando si poneva a leggere uno dei suoi autori, a tentare un'analisi letteraria. Io vi prego di dimen– ticare per un momento ciò che poteva esservi, in questo esercizio, di esteriore, di puntiglioso, di insufficiente: pensate solo alla parte sana e bella del suo temperamento a contatto con la poesia che go– deva, anima della sua :;i,nima, magari attraverso impacci e precon - cetti, ma con l'intimità impareggiabile d'uno del mestiere. Su quella linea è Serra, e anche di lui si è potuto dire che più che un critico fosse un lettore. Egli ha appreso dal Maestro la virtù di guardare la poesia da vicino, di mettere il dito nel congegno delle pause. Può aver anch'egli ecceduto, perfino in qualche istante frainteso, scam– biando la sostanza col significato crudo delle sillabe e degli accenti, ma il valore della sua critica nasce di qui, e quasi mai per equivoco. "Ritornano, a tal proposito, le accuse in campo nel numero di due. L'una vuol vedere in Serra, un letterato decadente, quale si ebbe sulla fine del Cinquecento; l'altra vuol limitarsi a riconoscer– gli i meriti del commentatore a piè di pagina. La prima è inesatta, la seconda superflua. Non basta dire che egli si lasciasse sedurre dalla parola liquida e musicale, dal bel verso che si cita e tutto chiuso in sé come un piccolo mondo. Questa potrà essere stata, talvolta una debolezza di innamorato, ma non esauriva che un mo– mento della sua indagine: era un p-qnto di partenza o d'arrivo, come più piaccia, non tutta la critica. Né è esatto, come grossola– namente si è creduto, che la sua, fosse una ricerca di stilismo e di sonorità esteriore, anche s:e ha contribuito involontariamente a· giustificare il sospetto. Muoveva, questa insistenza al tecnicismo, dalla reazione in lui vivacissima all'abitudine corrente dell'ideali– _smo tutt'inteso a comprovare, attraverso le righe del poeta, la vali– dità del trattato di estetica, a bandire l'uomo e le esperienze dello scrittore per le dimostrazioni teoretiche. In un'ora di grande sere– nità egli 'ha detto di Croce : « È nato per portare anche davanti alla bellezza la sua curiosità intellettuale,; e allora la parte del gusto e dell'impressione ingenua passa in seconda linea, diventa quasi Biblioteca Gino Bianco
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