Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
696 .d. Piccone Stella badar tanto al loro valore pratico e variabile, ma piuttosto al tono in che è la tangibile verità. Ecco qualche saggio di inerzia: «.... re– golar la vita non al suono della tromba [militare] ma. al ca~ricci~ della mia pigrizia e del mio umore>>; « m'arrampicherei su pei vetri per trovare qualche ragione che mi sforzasse a qualunque, gentile o ingrato, operare». Non diciamo che siano esse un comune tra– slato per nascondere il desiderio di ozi letterari, ma la svogliatezza più affabile, è proprio un male romantico ? « Io mi sento pieno di estate e di quiete. Come basta poco, aver sfiorato un braccio o una nuca di femmina per cambiare un uomo». Oppure: « Che la pri– mavera ti sia leggera. La mia è amorosa e dolce; e scontenta. Non è lecito viver così giorno per giorno. Quel che è più leggero in me più mi pesa. Ma che fare?». Non sono frasi né tristi né gaie, altre ce ne sono di umore più nero o di abbandono più franco, in dipendenza delle stagioni, degli amori, dei debiti di gioco, della noia per i « titoli a stampa». Ma a noi non importa-ora presentare la sua figura d'uomo al completo, come è stato già fatto variamente da parecchi, quanto accennare che essa non è per niente in contrasto con certe idee e indirizzi dello scrittore. Sarebbe opportuno piuttosto togliere dall'epistolario ciò che - riguarda il suo metodo di lavoro, le sue simpatie, i suoi postulati estetici. Ad esempio: « Non parlar di un autore per averne letto un brano in un'antologia ..... non parlar dei Greci a orecchio .... vigliaccheria innominabile della cultura romantica. Veder tutto, tutte le opere, le.lettere, le persone ecc.... e non giudicare, no, mai, - che è da gaglioffi senza pudore, - ma comprendere». Chi sa perché si è voluto vedere in queste parole un influsso del Croce. Qui è il Carducci per intero. Non tanto per il disdegno verso la prepa– razione sommaria, che è di entrambi, ma per l'ammonimento di badare piuttosto a comprendere che a giudicare, tolto di peso da alcune espressioni tipiche del Maremmano. Rinunciamo a citare oltre, anche per non insistere troppo sul già noto, laddove scrive che l'arte esce dai colpi di martello e perfino che l'ispirazione è la somma di tanti colpi di martello. Vogliamo all~ fine prendere d'acchito la questione e dire il fatto nostro ? Non si desidera fare di Serra un carducciano unicamente per catalogarlo ma per meglio valutare quello che ci ha lasciato di suo. Egli ha fatto di alcuni saggi vere e proprie autobiografie intellettuali ; ci ha spiegato in che consistesse il suo culto per le lettere umane ·e come in questa concezione dell'humanitas, estesa a un significato etico oltre che estetico, si sforzasse di trovare il pieno accordo tra cultura e sensibilità, studio e pratica; ci ha espo– sto il programma delle sue indagini, l'adesione o la repulsione di BibliotecaGino Bianco
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